Con 262 senatori favorevoli, 40 contrari e 2 astenuti, il Senato ha votato la fiducia a Mario Draghi. Una maggioranza ampia, con 101 voti in più rispetto alla maggioranza assoluta fissata a 161, ma che non è bastata per superare il record di voti favorevoli, 281, ottenuta da Mario Monti nel 2011.
Fumata bianca al Senato
La replica di Draghi al Senato inizia a semaforo spento. Il premier parla, spiega che il governo "conferma l'impegno di andare nella direzione dell'inserimento nella Costituzione dei concetti di ambiente e sviluppo sostenibile", ma a Palazzo Madama nessuno riesce a sentire. "Scusate, devo ancora imparare...", si giustifica l'ex presidente della Bce. Superato il piccolo incidente di percorso, il successore di Conte sottolinea l'importanza di cultura e turismo nella ripresa dell'Italia. "Bisogna investire nel settore turistico, quei soldi tornano indietro", ha dichiarato il successore di Conte, applautido dall'emiciclo.
"Ringrazio per la stima ma anche questa dovrà essere giustificata e validata nei fatti del governo da me presieduto", ha concluso Draghi. Archiviato il discorso programmatico e terminata la replica, è stata la volta del voto finale sulla fiducia al Senato. Alla vigilia si parlava di un record di consensi, anche se c'erano almeno un paio di incognite da considerare. La prima: il comportamento dei dissidenti del M5s. La seconda: il no di Sinistra italiana.
Nessuna sorpresa
Poco dopo le 23, ha preso il via la prima chiama nominale per il voto di fiducia al governo Draghi. In votazione la mozione presentata dalla maggioranza. Ogni senatore ha dichiarato ad alta voce il proprio voto. Barbara Lezzi, Cataldo Mininno, Fabrizio Ortis e Matteo Mantero del M5s sono i primi grillini a votare no; Cataldo Mininno, Vilma Moronese e Rosa Silvana Abbate hanno in seguito allungato la lista dei Cinque Stelle. Supereata anche la seconda chiama, Draghi ha incassato la fiducia del Senato.
Sono stati 15 i no del Movimento 5 stelle alla fiducia al governo Draghi. Si tratta di: Abate, Angrisani, Corrado, Crucioli, Di Micco, Giannuzzi, Granato, La Mura, Lannutti, Lezzi, Mantero, Mininno, Moronese, Morra, Ortis. Sei, invece, gli assenti nelle file pentastellate: Auddino, Botto, Campagna, Dessì, Garruti, Nocerino.
Subito dopo la larga fiducia ottenuta al Senato, il premier ha lasciato Palazzo Madama.
Agenda fitta anche per la giornata di domani. Alle 9 prende il via la discussione generale sulle linee programmatiche esposte oggi (e depositate anche alla Camera). Alle19, invece, è prevista la replica del presidente del Consiglio. In serata, il voto conclusivo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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