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In Senato si dimezzano i malpancisti M5S: "È l'effetto Ciampolillo"

“Siamo quasi cento tra Camera e Senato”, giuravano i parlamentari M5S contrari al governo Draghi. Ora questo numero è sceso intorno alla decina grazie alla speranza di molti malpancisti di entrare nel nuovo esecutivo

In Senato si dimezzano i malpancisti M5S: "È l'effetto Ciampolillo"

“Siamo quasi cento tra Camera e Senato”, giuravano i parlamentari M5S contrari al governo Draghi. E, almeno fino alla settimana scorsa, il numero dei dissidenti era effettivamente molto elevato, ma col passare dei giorni e delle ore si è drasticamente ridotto.

Il Corriere della Sera aveva contato circa 40 deputati e 30 senatori pronti a non rispettare l'esito del voto su Rousseau con cui gli attivisti grillini avevano dato il loro via libera al governo di Mario Draghi. “A Palazzo Madama ci sono un 20-30 grillini molto combattuti, ma è un numero destinato a scendere”, rivelava ieri a ilGiornale.it una fonte interna ai pentastellati che, in queste ultime settimane, ha visto con i propri occhi il travaglio che ha pervaso il gruppo M5S del Senato in cui il dissenso verso il nuovo esecutivo è più ampio. “C'è una storia del Movimento, un percorso che è molto diverso di quello che porta a stare in un governo guidato da Draghi. C'è una compagine di governo che non è il massimo, almeno rispetto alle attese dei parlamentari”, ci spiegano gli addetti ai lavori. “Ho visto gente piangere nei corridoi...”, ci confida la nostra fonte che, però, assicura: “I voti contrari saranno pochi, alcuni si asterranno, mentre altri usciranno dall'Aula...In tutto si tratterà di 20 senatori al massimo”. Oggi, un senatore grillino che è già alla sua seconda legislatura, dimezza questa cifra: “Direi che i contrari sono circa una decina”.

Tra coloro che hanno già detto addio al Movimento ci sono Bianca Laura Granato e Mattia Crucioli. La prima si è dimessa da capogruppo in commissione Cultura e si aspetta di essere espulsa a breve, mentre il secondo, nel corso del suo intervento, ha dichiarato: “Non posso più essere all'interno del Movimento 5 stelle, perché la scelta di campo è radicale, dirimente, proprio un'altra visione”. E ha aggiunto: “Ho sentito comunque buona volontà e buona fede nei colleghi di chi voterà sì. Il Movimento 5 stelle pensa di poter mitigare dall'interno l'impostazione liberista del governo. Io penso che sia molto meglio aver le mani libere per avere la forza e la determinatezza per indicare i passaggi scorretti”. Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia, è tra gli indecisi, mentre l'ex ministro Danilo Toninelli ha annunciato che voterà sì.“Chi le parla fa parte di quel 41% di iscritti al Movimento 5 Stelle che ha votato contro un nostro appoggio al suo governo. Una votazione in cui ha vinto il sì e da portavoce onorerò quel voto anche se la penso diversamente. Ma sia chiaro, la nostra non sarà una fiducia incondizionata. Bensì una fiducia ponderata sulle azioni che questo governo intraprenderà già a partire dai prossimi giorni", ha dichiarato nel corso del suo intervento. Dei 20 dissidenti di cui si parlava ieri, oltre alla Granato e a Crucioli, i contrari dati per 'sicuri', secondo Lapresse, sarebbero Luisa Angrisani, Rosa Abate, Elio Lannutti e Matteo Mantero.

"È l'effetto Ciampolillo", ci dice un esponente del Movimento per descrivere il fenomeno dei suoi colleghi che cambiano idea all'ultimo nella speranza di avere un posto nel nascente governo. Il senatore Lello Ciampolillo, eletto col M5S e poi passato al gruppo misto a gennaio dopo essere stato espulso per non aver restituito parte del suo stipendio, è assurto alle cronache giornalistiche in occasione del voto di fiducia al governo Conte. Una fiducia che, in termini calcistici, potremmo dire che è arrivato a tempo ormai abbondantemente scaduto e solo dopo “il Var” sfruttato dall'arbitro-presidente Casellati. Un ripensamento tardivo, quello di Ciampolillo, avvenuto probabilmente per il desiderio di avere il posto da ministro dell'Agricoltura nel Conte Ter. Ora, sia chiaro, il presidente Draghi, già nella composizione della sua squadra ministeriale, non ha lasciato spazio a contrattazioni, ma dentro il M5S ci sarebbe l'intenzione di riservare i posti di viceministri o sottosegretari ai malpacisti che siedono a Palazzo Madama. Tra il dire e il fare, però, c'è di mezzo un oceano. “La partita dei sottosegretari è in corso.

Non so se qualcuno fa promesse o se ci sono ambizioni personali, ma la linea dei vertici sembra essere quella di confermare tanti uscenti”, ci dice una nostra fonte che raffredda così le aspirazioni dei malpancisti che, proprio come il povero Ciampolillo, rischiano di restare con un pugno di mosche in mano.

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