Governo e Anm, ora è scontro totale

Orlando: "Basta corporativismi". Davigo: "Autonomia non si tocca"

Governo e Anm, ora è scontro totale

Milano - Il ministro della Giustizia Andrea Orlando mette in guardia su «un'insidia». Eccola: «Che i singoli soggetti della giurisdizione reagiscano alle difficoltà ripiegando in una dimensione corporativa tentando sì di salvaguardare le proprie ragioni ma attraverso la delegittimazione di quelle degli altri», con la «finale delegittimazione di tutto il sistema». Il Guardasigilli richiama alla «ostinata ricerca del dialogo». Piercamillo Davigo, presidente dell'Anm, risponde con un affondo: «Il governo ha mandato a casa 400 magistrati con lo slogan largo ai giovani». Poi «è stata introdotta una proroga per i magistrati degli uffici direttivi e per altri 18 magistrati. Ma noi non possiamo accettare che sia il governo a decidere chi fa il magistrato. I prorogati saranno di certo i migliori, se accettiamo però questo principio un altro governo potrebbe invece scegliere i peggiori». Infine la stoccata a Orlando: «Ho apprezzato che nel suo discorso abbia volato alto. Mi sarei aspettato un altro colpo d'ala fino ai principi costituzionali... Io non voglio essere ricordato come il presidente dell'Associazione nazionale magistrati che ha abdicato sulla difesa dell'indipendenza della magistratura. Spero che lei, signor ministro, non voglia essere ricordato come colui che ha provato a violarla».

Inaugurazione milanese dell'anno giudiziario. I toni pacati e formali dovuti all'occasione non attenuano lo scontro tra toghe ed esecutivo. Che va in scena qui, dopo che Davigo aveva disertato «con sofferenza» la cerimonia di Roma presso la Cassazione. «Sui principi non è possibile mediare», ribadisce l'ex pm di Mani pulite. Il botta e risposta continua a margine dell'inaugurazione. «Non credo - aggiunge Orlando - che si stia attentando all'autonomia della magistratura perché si modifica l'età pensionabile, perché allora non mi spiego come mai l'Anm non ha protestato quando si decise di portare l'età da 70 a 75 anni. Se modificare l'età pensionabile significa scegliersi i giudici, questo dovrebbe valere sia quando si abbassa sia quando si alza». Un nuovo clima di tensione tra politica e magistratura? «Non mi pare che ci siano le condizioni - sottolinea il Guardasigilli -. E non mi considero un nemico dei magistrati, credo di averne tutelato l'autonomia e l'indipendenza in questi anni». Conclude il ministro: in un incontro a Palazzo Chigi «ci siamo confrontati su tre punti. Cioè, la questione della pensione, quella degli organici del personale amministrativo e quella del periodo minimo per chiedere il trasferimento per i magistrati di prima nomina. Su tre questioni, due sono state risolte nella direzione chiesta dall'Anm».

Non è solo Davigo a criticare l'opera di Orlando, che ha scelto di partecipare alla cerimonia nell'aula magna del Palazzo di giustizia di Milano. Anche il procuratore generale Roberto Alfonso attacca: «Siamo al collasso», scandisce nella propria relazione in riferimento alle carenze nell'organico. Pur riconoscendo gli sforzi del governo in tal senso. La «gravissima scopertura degli organici» viene ribadita dal presidente della Corte d'Appello Marina Anna Tavassi.

Continua il pg: «A fronte di una crisi ormai cronica della giustizia tutto ciò che rimane è un bando di concorso per l'assunzione di 800 assistenti giudiziari. Ossia meno del 10 per cento delle vacanze degli organici del personale amministrativo». E a Orlando che prova a puntualizzare ribatte: «Leggiamo anche noi la Gazzetta ufficiale, signor ministro».

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