Coronavirus

Il governo fa il decretino. Nei comuni contagiati stop a tasse e cartelle

Nel provvedimento niente congelamento di bollette e mutui. Gualtieri: lo faremo presto

Il governo fa il decretino. Nei comuni contagiati stop a tasse e cartelle

In anticipo rispetto ai tempi previsti anche per dare un segnale ai mercati finanziari, che ieri hanno mostrato di avere preso molto seriamente l'evoluzione italiana del contagio. Ma in versione dimezzata e, per ora, senza sostegni diretti alle imprese. Il decreto per tamponare le conseguenze negative per l'economia è stato varato ieri sera dal governo, annunciato da un'indiscrezione ufficiosa arrivata nel primo pomeriggio, a mercati aperti. Ma le misure messe in campo dal Conte bis sono solo una parte di quelle lasciate trapelare domenica scorsa. E che il governo stesso avrebbe voluto approvare in tempi brevi per dare un segnale.

Al dicastero dell'Economia si è insediata una task force presieduta dal ministro Roberto Gualtieri che monitorerà l'impatto del coronavirus sull'economia e metterà a punto i provvedimenti. Nel primo decreto, annunciato ieri, vengono sospesi i versamenti delle imposte e delle ritenute e gli adempimenti per i contribuenti e le imprese che si trovano negli undici comuni interessati dalle misure di contenimento del contagio da coronavirus (Vo' Euganeo in Veneto; e Codogno, Castiglione d'Adda, Casalpusterlengo, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, Castelgerundo e San Fiorano in Lombardia). La sospensione riguarda anche le cartelle di pagamento emesse dagli agenti della riscossione e quelli conseguenti ad accertamenti esecutivi. Il decreto riguarda i versamenti e gli adempimenti che scadono tra il 21 febbraio e il 31 marzo 2020.

Misure da ordinaria amministrazione, sostanzialmente a costo zero per le casse dello Stato. Il rinvio dei pagamenti è infatti soltanto un differimento e non ha impatto sulle finanze pubbliche.

Dal provvedimento firmato ieri dal ministro Gualtieri, non ci sono comunque molte delle misure annunciate nei giorni scorsi. Ad esempio non c'è lo stop alle bollette per chi abita e lavora nella «zona rossa».

«Non si può decidere uno stop alle bollette per legge», precisavano ieri fonti dell'esecutivo. Ma dovrebbe partire un confronto con i gruppi energetici per trovare un modo di rinviare i pagamenti delle utenze, in particolare quelle delle aziende.

Non c'è traccia poi della sospensione dei mutui, ma sullo stop temporaneo ai ratei c'è già un accordo con l'Abi, ha assicurato ieri lo stesso ministro dell'Economia.

Confermate invece «la cassa integrazione per i lavoratori delle aree colpite» e le misure «a sostegno della liquidità delle imprese dei settori più colpiti», ha spiegato il ministro. Il riferimento di Gualtieri è all'accesso facilitato al Fondo di garanzia piccole e medie imprese.

Ma per questa e altre misure bisognerà aspettare un altro provvedimento, nel quale potrebbero trovare spazio anche misure con sostegni diretti alle imprese che possano dimostrare di essere state danneggiate dal coronavirus.

Su questo fronte si muove anche il ministero per lo Sviluppo economico guidato da Stefano Patuanelli, che oggi dovrebbe incontrare i rappresentanti di Confindustria, Rete Imprese, Alleanza Cooperative Italiane e Confapi per un confronto sulle misure da adottare per fronteggiare le conseguenze sul sistema produttivo del Paese.

Il problema resta quello delle risorse. Le misure comporteranno necessariamente un aumento della spesa pubblica, ha spiegato ieri Renato Brunetta, responsabile economia di Forza Italia, che prevede una perdita di produzione, di consumi «e quindi anche di gettito Iva».

Per il momento il governo non fa cifre. Ci sono i 20 milioni di euro per il decreto che riguarda il contenimento delle emergenze («è la priorità», ha sottolineato Gualtieri). Ma non né una stima dei danni diretti all'economia, né quella del costo delle contromisure. I limiti sono stretti e sono dettati dalle regole europee che prevedono di fare spesa in deficit per fronteggiare circostanze eccezionali.

Un decimale di Pil o due che l'Italia non dovrebbe comunque avere difficoltà a ottenere.

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