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Invasione di campo di Fico "In caso di crisi c'è il voto" ​E scoppia la polemica

In una intervista a "Repubblica" il presidente della Camera, Roberto Fico, ha replicato a Renzi che ha ipotizzato la crisi di governo. Pronta la risposta di Iv. Voci critiche anche dal Pd

Invasione di campo di Fico "In caso di crisi c'è il voto" ​E scoppia la polemica

"Non è tempo di ricatti. Se cadesse questo esecutivo, l'unica strada possibile sarebbe il voto”. È quanto ha riferito in una intervista a "Repubblica" il presidente della Camera, Roberto Fico, commentando l’attuale difficile situazione politica. Un avvertimento, il suo, che pare indirizzato in modo specifico a Italia viva e al suo leader Matteo Renzi che da giorni non perdono occasione per attaccare maggioranza e governo sulla delicata questione della governance del Recovery Fund. Parole che, però, potrebbero aprire nuove crepe nella fragile alleanza che sostiene Conte. Iv e anche il Pd hanno subito replicato duramente alle affermazioni del presidente della Camera.

Voto anticipato

"Le condizioni per una nuova maggioranza non ci sono", ha sottolineato ancora Fico quasi rispondendo all’ex premier che ieri, in una intervista al quotidiano spagnolo "El Pais" aveva annunciato che Iv è pronta a ritirare l'appoggio all’esecutivo e che i numeri in Parlamento per una nuova maggioranza potrebbero esserci. Proprio ieri Conte ha di fatto aperto a una verifica. Ma il presidente della Camera ammette di essere perplesso su questa eventualità: "Il confronto di cui parla, io non lo chiamo verifica". Fico, infatti, si è detto contrario al rimpasto: "Non è certo quel che serve. Ben venga invece un confronto tra le forze di maggioranza, che devono trovare una linea per andare avanti. Se c'è qualcosa che non va, bisogna dirselo e affrontarlo, ma con l'obiettivo di proseguire, in un momento molto difficile per il Paese".

L'azione del governo

Lo stesso Fico ha sottolineato che i 209 miliardi di euro del Recovery Fund che arriveranno "chiamano tutti a una responsabilità maggiore nelle parole, nei fatti, nei comportamenti". Pertanto "la colpa di aver fallito o l'onore di aver fatto bene, ricadrà su di noi". Per il momento, però, il presidente della Camera ha esaltato l’azione dell’esecutivo spiegando che "il voto unanime di oggi in Europa sul Recovery è un successo del governo italiano e del presidente Conte. Non scontato. Difficile. Di cui bisogna dare loro merito".

Fico ha poi lanciato un affondo contro Renzi in merito alla cabina di regia autonoma tirata fuori da Palazzo Chigi, e avversata proprio dal partito dell’ex premier, spiegando che oggi si parla di "un progetto che a me non è ancora arrivato, perché in itinere. Potremo giudicarlo quando ci sarà. Italia viva pone delle questioni che vanno senz'altro affrontate, ma senza ricatti". "Sono convinto – ha proseguito - che si possa affrontare qualsiasi questione su qualsiasi struttura, ma trovo che in questo momento non sia consono, anzi che sia irresponsabile, ipotizzare una crisi di governo". In caso di crisi, ha avvertito l’esponente del M5s, in Parlamento non ci sarebbe spazio per una nuova maggioranza. "La strada maestra a quel punto sarebbero le elezioni", ha tagliato corto Fico.

La risposta da Iv

Il rischio ora è che le parole pronunciate dal presidente della Camera possano aprire nuovi fronti di scontro nella maggioranza. Italia viva, nel mirino di Fico, non si è fatta prendere in contropiede ed ha già lanciato una risposta. All'Agi il deputato Michele Anzaldi ha affermato che "l'intervista del presidente Fico era dedicata a Regeni, avendolo conosciuto nei 5 anni in commissione di Vigilanza sono sicuro che non avesse intenzione di lanciarsi in improvvide invasioni di campo sulle prerogative del presidente della Repubblica, in merito ad eventuali elezioni anticipate"

"A guidare le crisi di governo- ha proseguito il parlamentare- è il dettato della Costituzione, non le veline ai giornali di qualche portavoce di Palazzo Chigi, e la terza carica dello Stato dovrebbe saperlo bene". Anzaldi si è soffermato anche sulle parole di Fico riguardanti il Recovery Fund e la cabina di regia per gestirne le risorse ammettendo di trovare "gravissimo" che anche il presidente della Camera "affermi di essere stato completamente tenuto all'oscuro sul piano per il Recovery Fund che Conte ha provato a imporre al Consiglio dei ministri con un blitz notturno. Anche Fico confessa di non aver saputo nulla della cabina di regia che avrebbe dovuto esautorare governo e Parlamento, messa nero su bianco in quel documento inviato via pec ai ministri alle 2 di notte". Secondo il deputato di Iv si tratta di una “forzatura senza precedenti" contro la quale nei giorni scorsi aveva chiesto "proprio l'intervento di Fico e Casellati". Anzaldi si è augurato che "dai presidenti delle Camere arrivi una difesa più forte delle prerogative parlamentari".

La critica del Pd

Le parole di Fico, almeno da un punto di vista tecnico, non sono piaciute neanche al Pd. Il costituzionalista e deputato dem, Stefano Ceccanti, ha spiegato che Fico prendere dei poteri che solo del presidente della Repubblica. "Partiamo dall'articolo 88 della Costituzione che distingue bene coloro che parlano da coloro che decidono sullo scioglimento. I presidenti delle Camere parlano, ma decide il Capo dello Stato con la controfirma del presidente del Consiglio, sulla base dell'obbligo generale di controfirma stabilito dal successivo articolo 89", ha sottolineato Ceccanti all’Agi.

Il costituzionalista ha rimarcato che se i presidenti delle Camere "possono parlare quando sono chiamati a parlarne al Quirinale, lo possono fare anche in altre sedi. Direi di più, chiunque può parlarne nel dibattito pubblico per enunciare i propri desideri, ma nessuno alla fine può incidere in modo determinante sugli unici due che mettono la firma sul decreto di scioglimento". L’esponente dem si è soffermato sulle questione tecniche evidenziando che "lo possono fare con ampio margine di apprezzamento perché nulla dice la Costituzione sulle motivazioni dello scioglimento. Non c'è ad esempio il vincolo di non sciogliere se c'è una qualsiasi maggioranza parlamentare, ammesso che vi sia davvero. Se questa venisse ritenuta da chi ha il potere di firmare il decreto non in grado di governare, perché magari la maggioranza potrebbe essere unita solo dalla volontà di non essere sciolta, il decreto di scioglimento verrebbe firmato, come accadde con lo scioglimento Scalfaro controfirmato da Ciampi a fine 1993".

Ceccanti ha indicato nel semestre bianco l’unico vero limite ma in questa fase è da escludere perché comunque partirebbe solo a luglio. Sul voto anticipato prospettato da Fico come unica strada da intraprendere in caso di crisi, Ceccanti ha spiegato che il problema "è cosa pensano le due persone che devono firmare il decreto di scioglimento, a cominciare dalla prima, il Presidente della Repubblica". La possibilità che si riesca a trovare in questo Parlamento un’altra alleanza con numeri sufficienti per sostenere un governo è una ipotesi che Ceccanti tende ad escludere. Perchè per trovare"una terza via bisognerebbe che ci fosse un'altra maggioranza operativa e credibile che non si vede all'orizzonte né oggi né nel futuro immediato". Ma in politica verrebbe da dire che nulla si può escludere.

L’alleanza tra Pd e m5s ne è una prova.

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