I bocconi amari non mancano, nel pranzo a Palazzo Grazioli di Silvio Berlusconi con il suo stato maggiore. Perché intanto a Montecitorio Matteo Salvini torna d'amore e d'accordo con Luigi Di Maio e Giorgia Meloni si offre per il nuovo governo giallo-verde.
Insomma, si rinsalda il patto Lega-M5S e anche quello del polo sovranista Carroccio- FdI, che potrebbe spingere Forza Italia all'isolamento nell'opposizione e preparare un listone unico alle elezioni. Il leader azzurro è preoccupato, più studia i retromarcia, le mosse tattiche degli alleati, più si convince che le prospettive per il centrodestra sono fumose, malgrado le assicurazioni che il giorno prima gli ha dato Salvini per telefono. D'altronde, non è stato lui a respingere ai primi di maggio l'incarico al centrodestra, dicendo per ben due volte che non voleva «cercare funghi» o «raccattare transfughi» in parlamento? E in queste ore avrebbe rinunciato all'ipotesi per la terza volta. La Meloni, poi, che si rimangia le dichiarazioni e traffica per avere qualche ministero, come giudicarla? Nel giorno in cui si osservano le maschere cadere, il Cavaliere sembra «più battagliero del solito», dicono i suoi. Almeno, con lo scenario ben chiaro si possono preparare le contromisure. Solo verso cena arriva la conferma che il tecnico Carlo Cottarelli rinuncia e che il professor Giuseppe Conte ottiene l'incarico per un governo politico in cui, però, i 5 Stelle non hanno voluto FdI, che si asterrà. «Si accontenterà di qualche commissione - spiega uno dei big azzurri - ma così la maggioranza è fragile. Vedremo come Salvini presenta la sua scelta e quanto difenderà il perimetro del centrodestra in un programma che non possiamo condividere, perché è a trazione grillina».
Berlusconi per ora tace, probabilmente farà oggi la sua dichiarazione. La lista dei ministri gli sembra quasi la fotocopia della prima versione, anche se cambia il titolare dell'Economia. Un «lieve miglioramento» potrebbe essere proprio nella presenza di Giovanni Tria al posto di Paolo Savona e agli Esteri di Enzo Moavero Milanesi, entrambi vicini all'economista di FI Renato Brunetta, ma hanno il «contratto» da applicare. «Lasciamoli governare - ragiona, in sostanza, il Cav - vediamo come si muovono su flat tax e reddito di cittadinanza, per cominciare. Giudicheremo passo per passo, pronti ad alzare la voce se ce ne sarà bisogno».
Spiega Licia Ronzulli: «Non voteremo mai la fiducia a un governo fatto da queste forze, ma siccome ne fa parte un alleato, se riesce a portare sul tavolo il contratto tra centrodestra ed elettori, in modo responsabile FI voterà quei provvedimenti». E la capogruppo alla Camera Mariastella Gelmini conferma: «Incalzeremo gli amici della Lega. Per noi si va avanti con questa coalizione. Mai sarà Berlusconi a rompere il centrodestra, garanzia di buon governo». Su Di Maio è critica, perché il suo problema «non è Savona, ma Di Battista» e per lui «o adesso si aprono le porte di palazzo Chigi o mai più».
Anna Maria Bernini, capo gruppo al Senato, spiega: «Non condividiamo il programma 5 Stelle-Lega, ma li invitiamo a dare presto un governo a questo Paese, per bloccare la speculazione finanziaria e per tutelare famiglie, imprese, lavoratori e risparmiatori». E Deborah Bergamini, su twitter : «#Cottarelli si è comportato come un vero e proprio principe al servizio della Repubblica Italiana. Conte...vedremo».
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