Un governo a distanza. Nel pieno di una spaccatura sul nodo giustizia, con la tensione massima sulla manovra nel mirino della Ue e il paese in piena emergenza alluvione, l'esecutivo italiano è in giro per il mondo e i ministri si parlano con difficoltose riunioni telefoniche incastrate tra fusi orari differenti.
Il premier Conte, dopo l'Etiopia e la Tunisia ieri era in Algeria per incontrare l'omologo Ahmed Ouyahia, a Roma lo hanno dovuto attendere per un faccia a faccia col guardasigilli Bonafede alle prese col decreto legge omonimo e le grane collegate.
Nel frattempo il ministro dell'Interno nonché vicepremier Matteo Salvini era anche lui in Africa, ma più giù, nel Ghana, per confrontarsi col ministro dell'Interno ghanese Ambrose Dery sul tema dell'immigrazione (trovando il tempo per twittare anche sulla vicenda con la sua ex Isoardi).
Il ministro dell'Economia Giovanni Tria era invece a Bruxelles per l'Ecofin, lasciato prima del previsto per rientrare a Roma, dove ha riportato il malumore degli altri paesi Ue che si aspettano una modifica radicale della manovra.
E Luigi Di Maio? Si attende il suo ritorno dalla Cina, dove ha preso parte al China International Import Expo di Shanghai, l'evento sul commercio voluto da Xi Jinping con i pesi massimi dell'industria mondiale (e Luigino tra loro, tra un «Ping» al posto di Jinping e un reddito di cittadinanza). L'unico dei ministri di peso non all'estero era quello degli Esteri, Moavero Milanesi, oggettivamente oscurato dal presenzialismo dei colleghi di governo, in particolare della trottola Salvini, che avendo puntato gran parte della sua azione sull'immigrazione si trova ad occuparsi spesso di ambiti che competerebbero il ministro degli Esteri (comprese le tensioni alla frontiera con la Francia). Le frizioni nella maggioranza sul nodo della prescrizione e la questione di come aggiustare i conti per far quadrare la finanziaria devono dunque adattarsi alle agende internazionali soprattutto dei due vicepremier. Lo ammette il sottosegretario e uomo di collegamento governativo Giancarlo Giorgetti interrogato sulle tensioni nella maggioranza: «Come spesso accade bisogna incontrarsi e discutere. Quando tornano Salvini dal Ghana e di Maio dalla Cina può darsi che si incontreranno e troveranno soluzione». La mobilità degli esponenti di governo si ritrova anche nelle tabelle sull'uso degli aerei di Stato a disposizione di Palazzo Chigi, famosi aerei della «Casta». Ebbene, nei primi quattro mesi di esecutivo il ricorso ad aerei di Stato non ha subito alcun taglio rispetto al passato. In totale 33 voli per i ministri gialloverdi, in linea con gli esecutivi precedenti.
Sul podio Matteo Salvini con sette viaggi, seconda il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, con sei, quindi due per il ministro dell'Economia Giovanni Tria, uno solo per il titolare degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, che sembra quasi meno impegnato sul fronte internazionale rispetto a quello dell'Interno. Zero voli di Stato per il ministro grillino Luigi Di Maio, che sui social si vanta di volare in economy class fino in Cina (dove però alloggia in hotel superlusso come il Four Seasons).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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