Elezioni politiche 2022

La data che segna il primo passo per avviare la "macchina" delle consultazioni

Il 13 ottobre si terrà la prima seduta del Parlamento per eleggere i presidenti delle due Camere: da lì, il via i lavori per il nuovo governo

Parlamento Italia
Parlamento Italia

Dalla mattina del 26 settembre, giorno in cui è stato chiaro chi avesse vinto le elezioni, si è messa in moto la macchina per la costituzione del nuovo parlamento, dei suoi rappresentanti e dei suoi organismi. Un percorso complesso che porterà, entro la fine di ottobre, all'inizio delle consultazioni al Quirinale per la formazione della nuova squadra di governo. Ma prima di arrivare a questo, è necessario che vengano eletti in primis i presidenti di Camera e Senato. Infatti, dovranno essere loro, insieme ai presidenti dei gruppi parlamentari, a interloquire nella fase preliminare per la formazione del governo. Ecco i passaggi per la formazione del prossimo governo.

13 ottobre: prima seduta del nuovo parlamento

Come da tradizione, le due Camere disgiunte verranno convocate secondo un preciso ordine. Prima la Camera e poi il Senato. Nel caso di specie, la prima seduta di Montecitorio è stata convocata alle 10 e quella di Palazzo Madama alle 10.30. Storicamente, è il Senato a dare per primo il suo responso e di solito non arriva prima del giorno successivo.

I presidenti della prima seduta del parlamento

Anche la prima seduta dovrà essere diretta da un presidente: non essendoci ancora un presidente eletto, il primo viene nominato tra i membri anziani. A Montecitorio la prima seduta sarà presieduta da Ettore Rosato di Italia viva, vice presidente anziano nella scorsa legislatura. A Palazzo Madama, invece, la prima seduta verrà presieduta da Giorgio Napolitano, senatore a vita ed ex presidente della Repubblica, il più anziano. Tuttavia, la sua presenza pare esclusa. Nel caso venga confermata la sua assenza, il suo posto verrà preso da Liliana Segre, secondo membro anziano.

I passaggi per l'elezione

Alla Camera, l'elezione del presidente scatta nei primi tre scrutini solo se si raggiunge la maggioranza dei 2/3; a partire dal quarto è sufficiente la maggioranza assoluta, pari a 201 voti. Al Senato, nei primi due scrutini, che sono previsti per la prima seduta, per eleggere il presidente serve la maggioranza assoluta dei voti dei componenti dell'Assemblea, ossia 104 calcolando anche i senatori a vita.

Nel caso non si raggiunga tale maggioranza, si procede, nel giorno successivo, ad una terza votazione in cui basta la maggioranza assoluta dei voti dei presenti, computando anche le schede bianche. Nel caso in cui anche la seconda votazione vada nulla, il Senato procede nello stesso giorno al ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto nel precedente scrutinio il maggior numero di voti e viene proclamato eletto quello che ne prende di più. A parità di voti sarà eletto il candidato più anziano di età. In base a questa regola, nei ricorsi storici si ricorda che Carlo Scognamiglio prevalse su Giovanni Spadolini.

L'adesione ai gruppi parlamentari

Entro due giorni dalla prima seduta i parlamentari devono dichiarare a che gruppo aderiscono: a quel punto i gruppi sono convocati per eleggere i rispettivi presidenti.

Da quando son eletti i presidenti delle due Camere il presidente del Consiglio uscente può salire al Quirinale per dimettersi: resterà comunque in carica per il disbrigo degli affari correnti fino alla nomina e al giuramento del nuovo governo.

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