Governo libico sempre più lontano

Per Al Sarraj il ritorno nella capitale è vicino. Ma Tobruk mette il veto

Tripoli Continua l'estenuante minuetto sulla formazione del governo di unità nazionale in Libia, dato più volte per concordato e sempre rinviato nei fatti.Il premier del governo di riconciliazione nazionale libico, Fayez al Sarraj, ha affermato che «l'esecutivo sarà presto a Tripoli». Parlando all'emittente televisiva al Libya, al Sarraj ha spiegato che «abbiamo un accordo sul piano della sicurezza con la polizia e le forze armate a Tripoli e con alcune milizie che consentiranno entro pochi giorni il ritorno nella capitale del governo che si trova ora a Tunisi». A queste parole trionfalistiche il governo transitorio libico di Tobruk ha reagito ammonendo tutti gli enti libici ad esso legati, sia all'interno che all'esterno del Paese, dal cooperare con il nuovo governo di Sarraj. Secondo quanto si legge in una nota pubblicata sul proprio profilo Facebook, il governo del premier Abdullah al Thani ha chiesto al consiglio di presidenza del governo di riconciliazione e a tutte le istituzioni libiche di coordinarsi con loro fino al voto di fiducia del parlamento di Tobruk nei confronti del nuovo esecutivo. Il governo transitorio invita a «seguire la via democratica e a non violare l'annuncio costituzionale e la legge». Al contempo al Thani invita la Comunità internazionale a non «compiere azioni con questo governo che non è riconosciuto», lamentando che «con un atto senza precedenti alcuni Paesi stranieri stanno cercando di imporre il Consiglio presidenziale del governo di intesa nazionale libico senza attendere l'approvazione del Parlamento».Intanto la presa dello «Stato islamico» sulla regione costiera centrale di Sirte e su altre aree del Paese resta salda.

E addirittura un gruppo armato vicino alla coalizione al potere a Tripoli minaccia «una lunga guerra contro chiunque tenterà di far entrare il governo di unità nazionale a Tripoli». Cioè una lunga guerra contro Fayez al Sarraj, il cui sempre più ipotetico governo viene definito seccamente «un gruppo di traditori».

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