
«Il nemico del mio nemico è il mio amico». Il proverbio è antico, ma non sempre funziona. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu continua però a crederci. Dopo essersi illuso di poter addomesticare Hamas ingrassandolo con i soldi del Qatar ora cerca di dargli il colpo di grazia reclutando clan criminali e jihadisti della Striscia pronti a vendersi al miglior offerente. E a rendere il tutto più surreale contribuisce il modo in cui sta venendo alla luce l'operazione.
A vuotare il sacco in un'intervista alla televisione israeliana Kan ci ha pensato Avigdor Lieberman, un falco dell'estrema destra, già ministro nei passati governi Netanyahu, passato all'opposizione dopo una serie di scontri con il leader. «Il governo israeliano seguendo le indicazioni del suo premier - ha spiegato Lieberman - sta distribuendo armi ad un gruppo di criminali legati allo Stato islamico. Tutto questo, per quanto ne so, non è stato deciso con l'approvazione del governo. E non so neanche - ha aggiunto l'ex ministro - se il comandante delle forze armate ne sia al corrente».
Insomma un'autentica bomba politica capace di lacerare ulteriormente la già divisa opinione pubblica israeliana, e di acuire l'isolamento internazionale di Israele. Il gruppo di cui parla Lieberman è quello di Yasser Abu Shabab, un beduino di 32 anni alla testa di un importante clan, originario della zona di Rafah, che conterebbe tra le sue fila trafficanti di droga, miliziani di jihadisti e criminali comuni. Famoso per le foto diffuse sui social in cui si fa ritrarre armato di tutto punto alla testa di check point improvvisati Abu Shabab ama indossare elmetti e giubbotti antiproiettili con la scritta «Servizio antiterrorismo». Ma non tutti sono disposti a riconoscergli quel ruolo. Secondo molte fonti della Striscia il gruppo conterrebbe tra le proprie fila un discreto numero di criminali comuni e molti militanti salafiti e jihadisti in scontro aperto con Hamas.
Arrestato lui stesso da Hamas prima della guerra con l' accusa di furto e traffico di narcotici Abu Shabab è riuscito a sopravvivere al bombardamento dell'edificio in cui era prigioniero e a fuggire. Subito dopo la rocambolesca fuga ha fondato le «Forze popolari» un gruppo che sostiene di proteggere la popolazione dai soprusi di Hamas impedendogli di mettere le mani sugli aiuti alimentari. Secondo un documento interno delle Nazioni Unite Abu Shabab sarebbe invece la mente e l'organizzatore di numerose operazioni di saccheggio delle razioni alimentari distribuite da agenzie dell'Onu.
Da parte loro molte fonti palestinesi descrivono Abu Shabab e i suoi come una milizia al servizio di Israele nella zona del valico di Kerem Shalom e di Rafah. Notizie riprese anche da Hamas che non esita a definirlo un collaboratore e un traditore.
Accuse a cui Abu Shabab ha risposto con un video fatto circolare due giorni fa in cui dichiara di operare «sotto legittimità palestinese». Frase sibillina con cui il miliziano fa capire di essere legato all'Autorità palestinese. E di muoversi dentro Gaza con la sua autorizzazione.