Coronavirus

Il governo non arretra: "Ritorno a scuola il 10". Più contagi in classe prima di andare in Dad. Stop canto e ginnastica

Il rientro a scuola in presenza il 10 gennaio non è oggetto di trattativa per Mario Draghi

Il governo non arretra: "Ritorno a scuola il 10". Più contagi in classe prima di andare in Dad. Stop canto e ginnastica

Il rientro a scuola in presenza il 10 gennaio non è oggetto di trattativa per Mario Draghi. Chiarita questa premessa poi di tutto il resto si può discutere: durata della quarantena, tamponi, mascherine, intervento delle Asl, ruolo dei presidi, innalzamento del numero di positivi che determina il ritorno della didattica a distanza nelle classi dove la maggioranza è vaccinata.

Le decisioni definitive usciranno oggi dal consiglio dei ministri ma il principio delle lezioni in presenza per il premier è irrinunciabile. Questo ovviamente però non garantisce che la riapertura delle scuole non provochi un ulteriore boom di contagi. E che le singole regioni di fronte ad una situazione che sfugge al controllo possano prendere decisioni in autonomia. Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, chiede addirittura di far slittare il ritorno in classe di un mese. Ma una delle cose che Palazzo Chigi ha sottolineato è che ieri sono stati superati 170mila nuovi positivi anche se le scuole sono ancora chiuse. Grandissima la preoccupazione del ministero della Salute che teme le strutture sanitarie possano andare di nuovo in tilt visto che la popolazione in età pediatrica, 5/11 anni, è scarsamente vaccinata.

Una giornata frenetica piena di incontri: il vertice tra le Regioni e quello del premier con il generale Francesco Paolo Figliuolo, il ministro della Salute, Roberto Speranza, e quello dell'Istruzione, Patrizio Bianchi. Giornata segnata anche dalla forte irritazione dei sindacati della scuola che hanno incontrato il ministro Bianchi, che però non ha affrontato con loro il tema del rientro a scuola. «Un grave sgarbo istituzionale», denuncia il segretario Uil scuola, Pino Turi mentre Rino Di Meglio, Gilda, osserva che «in queste condizioni tirare dritto senza alcun ripensamento sia come mettere la polvere sotto il tappeto, perché in assenza di interventi sostanziali, le chiusure sono comunque dietro l'angolo».

Al vaglio del governo le proposte delle Regioni che per la verità sono piuttosto articolate e complesse. Si chiedono regole diverse a seconda dell'età alla luce del fatto che è diversa la percentuale di vaccinati. Per la materna una settimana di quarantena con un solo caso di contagio Covid. Per le elementari e le medie una quarantena di 7 giorni in presenza di 2 o più casi di contagio. Ma fino a 12 anni. Dai 12 anni in su e nelle superiori di secondo grado una quarantena con 3 o anche 4 più casi di positivi in in classe. Per ritornare in classe basterebbe un test antigenico esegiuto tra il quinto e il settimo giorno di isolamento. Quindi nessun intervento da parte della Asl competente se i positivi sono asintomatici. Le strutture sanitarie dovrebbero intervenire soltanto se si manifestano sintomi. Autosorveglianza e obbligo di indossare la mascherina Ffp2 restando nell'ambiente familiare. Per le Regioni poi sarebbe utile «evitare la ripresa delle attività di educazione fisica, canto e utilizzo di strumenti a fiato; verificare la correttezza del consumo dei pasti in mensa; promuovere maggior utilizzo di Ffp2; avere attenzione a garantire una corretta aerazione delle aule».

Suggerimenti e raccomandazioni che però devono avere l'avallo del Comitato Tecnico Scientifico. Insomma le Regioni chiedono agli scienziati di assumersi la responsabilità di sostenere la decisione del governo di mantenere le lezioni in presenza garantendo che anche con questo boom di contagi le scuole possono considerarsi sicure.

Per il sottosegretario all'Istruzione, Barbara Floridia sono necessarie nuove risorse «per il rinnovo del personale aggiuntivo di cui abbiamo avuto bisogno sia lo scorso anno che questo per permettere alle classi di lavorare, anche in numero ridotto».

Una questione ancora irrisolta quella dei buchi in organico. Ieri Matteo Loria, presidente dell'Anp Lombardia, l'Associazione nazionale presidi, ha denunciato che soltanto nella sua regione « tra i 3mila e i 4mila i lavoratori della scuola, fra personale docente e non, verranno sospesi perché hanno scelto di non vaccinarsi contro il Covid». A questi, prosegue Loria, «si aggiungeranno maestri e professori infettati dal virus. Assenze che lasceranno gli istituti lombardi in grave difficoltà».

Una preoccupazione condivisa anche dal presidente nazionale Anp, Antonello Giannelli «La scuola sottoposta da mesi a un durissimo stress-test in assenza di adeguate contromisure: mascherine ffp2 per tutti, tamponi per gli esenti, protocollo in linea con le nuove norme, screening massivo non potrà garantire la qualità e l'efficacia del servizio», avverte Giannelli.

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