Il governo non si oppone al salasso: è il risarcimento per i sacrifici politici

Gli istituti di credito all'incasso dopo aver appoggiato le mosse di Renzi

Il governo non si oppone al salasso: è il risarcimento per i sacrifici politici

Roma - Perché alzare i costi rischiando di irritare la clientela? Perché creare un'ulteriore motivo di frizione con l'opinione pubblica che generalmente associa al comparto bancario valutazioni non sempre positive? La risposta è semplice: le banche si sono trovate con le spalle al muro e, come qualsiasi azienda, hanno scaricato (oppure scaricheranno) gli extracosti sulla clientela.

Il primo dei quali, come spiegato dal Giornale di ieri, è rappresentato dal Fondo nazionale di risoluzione cui l'intero sistema bancario italiano ha contribuito per 3,6 miliardi. Il versamento che per alcuni istituti si è rivelato particolarmente oneroso. Anche se non direttamente connesso al salvataggio dei quattro istituti «risolti» (Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti), non bisogna inoltre trascurare come le banche siano state «coinvolte» per oltre 3 miliardi nell'istituzione del Fondo Atlante che si è inizialmente dedicato alle ricapitalizzazioni salvifiche di Popolare Vicenza e Veneto Banca.

Tutta colpa della mancanza di un sistema solidale europeo che tuteli i risparmiatori in caso di bail in, un disastro che nessuno si sarebbe potuto permettere. Contestualmente, con i tassi di interesse a zero i margini si sono ridotti all'osso creando ulteriori pressioni a un settore in profonda ristrutturazione e che, a differenza degli altri comparti industriali, autofinanzia i propri ammortizzatori sociali attraverso il Fondo esuberi. Dal 2013 al 31 marzo 2016 le banche italiane hanno tagliato circa 12mila lavoratori e altri 16mila sono pronti ad uscire entro il 2020 in base ai piani industriali, ricorda la Fabi, il sindacato numero uno dei bancari Fabi. Il governo ha poi allungato da 5 a 7 anni l'utilizzabilità del Fondo esuberi senza però restituire agli istituti di credito i 200 milioni annui versati alla Naspi di cui, come detto, il settore non usufruisce. Il viceministro dell'Economia, Enrico Morando, aveva promesso un alleggerimento fiscale per le ristrutturazioni aziendali, ma il «no» dell'Ue alla flessibilità ha indotto l'esecutivo a desistere.

Alle banche, perciò, sono rimaste due strade: aumentare i costi della clientela (come hanno fatto gli operatori mobili quando Bersani tagliò le commissioni di ricarica) e indurre gli sportellisti a incrementare la vendita di prodotti finanziari (su cui i margini sono più alti).

E proprio sulle questioni etiche connesse a queste pratiche il 5 ottobre ripartirà il confronto fra sindacato e istituti. L'esecutivo, che si è valso dell'appoggio «politico» del settore bancario sia per evitare crisi di fiducia che per avere ulteriori crisi di consenso, sta facendo sostanzialmente finta di non vedere.

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