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Governo, il Pd minaccia la Lega: "Rinunci o si rischia l'impasse"

Tensione nella maggioranza. Orlando contro il Carroccio: "Questo problema è destinato a esplodere". Ecco cosa sta succedendo

Governo, il Pd minaccia la Lega: "Rinunci o si rischia l'impasse"

Il governo rischia di rimanere immobilizzato dalle frizioni tra i partiti della maggioranza e di rallentare la propria azione per sbrogliare i nodi che inevitabilmente si verranno a creare. L'avvertimento lanciato da Andrea Orlando è inequivocabile: mettere da parte gli interessi di partito e collaborare per trovare una sintesi comune nel minor tempo possibile. Il ministro del Lavoro, parlando alla stampa estera in risposta a una domanda sui rapporti tra il Pd e la Lega, ha detto a chiare lettere: "Oltre l'emergenza questo problema è destinato ad esplodere ma sarà contenuto se, come ha invitato a fare il presidente Draghi, si rinuncia alla propaganda, allo sventolio di bandiere simbolico-ideologiche". In caso contrario il rischio è che possa verificarsi "un impasse del governo".

L'ombra del pericolo è costantemente presente, sostiene l'esponente del Partito democratico, soprattutto "se non si rinuncia ad una dose di propaganda". Orlando ha riferito comunque di avere "un ottimo rapporto" con i ministri del Carroccio a partire da Giancarlo Giorgetti, "con cui seguiamo temi delicati e spinosi come quelli delle crisi industriali", fino ad arrivare a Erika Stefani "che segue la disabilità una sorta di costola di questo Ministero". Il buonsenso istituzionale tuttavia "non può nascondere" il fatto che il Pd e la Lega abbiano "opzioni politiche programmatiche tra loro diverse e direi alternative".

Le frizioni tra Pd e Lega

Fin dai primi giorni dalla nascita dell'esecutivo guidato da Mario Draghi si è capito che i rapporti sarebbero stati complicati. A far discutere Matteo Salvini ed Enrico Letta è stata la questione dello Ius soli, rilanciata a gran voce dal nuovo segretario del Partito democratico. "Solo un marziano, solo uno che arriva da Parigi o da Marte, in un Paese con le scuole chiuse, gli asili chiusi, le università chiuse, le fabbriche in difficoltà e gli italiani che hanno problemi di salute fisica e mentale, si occupa di regalare cittadinanza agli immigrati", aveva tuonato l'ex ministro dell'Interno.

Il nuovo numero uno del Nazareno nelle scorse ore ha lanciato una dura frecciatina al segretario leghista, accusando il partito di via Bellerio di aver tenuto in ostaggio il Consiglio dei ministri chiamato a varare il decreto Sostegni: "Male, molto male che un segretario di partito tenga in ostaggio per un pomeriggio il Cdm (senza peraltro risultati). Pessimo inizio Salvini". Non si è fatta attendere la replica del leader del Carroccio, che invece ha rivendicato con forza i risultati portati a casa dai due partiti del centrodestra: "C'è chi pensa allo Ius soli e c'è chi pensa ad aiutare gli italiani in difficoltà con un decreto da 32 miliardi. Basta con le polemiche, Enrico stai sereno". Letta pure questa mattina su Twitter ha rincarato la dose: "È Salvini che deve spiegare perché sostiene un governo con questo programma; un grande partito com'è la Lega deve motivare non davanti a un caffè al bar perché passa da anti Ue a pro Ue, altrimenti può cambiare di nuovo così in senso opposto".

A dividere i due schieramenti era stato anche il tema relativo al condono. La Lega, con la sponda di Forza Italia, aveva chiesto saldo e stralcio delle cartelle fino a 5mila euro e fino all'anno 2015. Alla fine il punto d'incontro è stato trovato sulla scia della cancellazione di vecchie cartelle, ma solo con un reddito Irpef che non superi i 30mila euro e fino al 2011. In Cdm il Pd e Leu si erano opposti con forza al condono, tanto che Orlando aveva chiesto ai compagni del Movimento 5 Stelle di far un passo in avanti: "Da una parte c'è la nostra storica contrarietà a misure di condono. So che si tratta di una loro posizione storica, ma quest'alleanza deve favorire un'evoluzione".

L'ostacolo quota 100

Uno dei prossimi ostacoli sarà quota 100. Salvini diverse settimane fa aveva sottolineato che, in vista delle imminenti difficoltà economiche tra cui lo sblocco dei licenziamenti, "tanti imprenditori saranno costretti a rinunciare a qualche collaboratore, quindi toccare quota 100 e alzare l'età pensionabile in un anno come questo, o il prossimo, mi sembrerebbe un errore clamoroso". L'allungamento fino alla fine del 2022 di quota 100 "è a costo zero".

Ma su questo punto il ministro del Lavoro è stato chiaro: "Non diventerà un tema di priorità politica finché non avremo avviato il lavoro su altre due questioni che ritengo in questo momento più importanti: la riforma degli ammortizzatori e l'avvio di un confronto con le regioni sulle politiche attive". Nel frattempo sono state attivate delle commissioni di lavoro e di studio sulla previdenza al fine di valutare cosa non ha funzionato e cosa ha prodotto quota 100.

"Avvieremo poi una discussione ma non vogliamo mettere troppa carne al fuoco, si rischia di bruciarla", ha aggiunto Orlando.

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