Il governo sborsa 36 milioni per comprare 500 professori

Renzi all'assalto dell'Università: cattedratici arruolati da presidenti di commissione scelti da Palazzo Chigi

Il governo sborsa 36 milioni per comprare 500 professori

L'università nuovo terreno di conquista del governo? Un dubbio che assale molti di coloro che sanno cosa sia il cosiddetto «Decreto Natta» e che soprattutto hanno a cuore le sorti dei nostri atenei, della ricerca scientifica e dell'insegnamento universitario. Ma andiamo per ordine. Il governo presieduto da Matteo Renzi ha inserito nella legge di stabilità dell'anno passato un «Fondo Natta» (dal nome di Giulio Natta, che nel 1963 vinse il Nobel per la Chimica insieme con Karl Ziegler) che permette l'assunzione di 500 cattedratici di chiara fama (sia italiani che stranieri) da arruolare nei nostri atenei. Il Fondo ha una dote di 36 milioni per il 2016 che diventeranno 75 quando tutti i ruoli accademici saranno selezionati. A scegliere i docenti saranno 25 commissioni (per altrettante aree di ricerca). Ognuna delle quali formata da tre commissari (un presidente e altri due membri). Il presidente di ognuna di queste 25 commissioni viene scelto da Palazzo Chigi sulla scorta di una lista di venti nomi presentata dal ministero dell'Istruzione e della Ricerca. Una volta individuato il presidente, quest'ultimo farà altrettanto scegliendo di persona gli altri due membri per giudicare e vagliare i curricula dei potenziali «superprofessori». A un mese e mezzo dal voto referendario sono in tanti a chiedersi se questa non sia un'altra mossa per allargare la sfera di influenza del governo. D'altronde se passasse il Sì, il «Fondo Natta», così come è stato concepito, potrebbe venir superato da altre iniziative non solo analoghe ma altrettanto liberticide. Gli accademici evitano queste malizie, cui sono usi soprattutto i cronisti politici. Essi si concentrano, però, sul dato di fondo di questo «Decreto Natta»: l'autonomia universitaria verrebbe depressa e minata pesantemente. E da sabato sera la categoria dei professori universitari e dei ricercatori è scesa sul piede di guerra con il «lancio» di un manifesto che attacca pesantemente la scelta del governo. «Dare alla presidenza del Consiglio dei ministri la facoltà di selezionare i presidenti di quelle commissioni - si legge nel manifesto pubblicato sul sito dell'associazione Roars, impegnata sul fronte della valutazione della ricerca accademica - è una scelta totalmente eccentrica nel panorama internazionale, non ha paragoni nei sistemi democratici, e lede principi essenziali della democrazia liberale, quali l'autonomia dell'insegnamento e della scienza, che i costituenti non a caso vollero tutelare nella prima parte della nostra Costituzione, all'articolo 33. Una società liberale necessita di un'Università libera e con questa iniziativa e l'imposizione di commissari governativi si invia invece il messaggio che quella libertà può essere vincolata dalle preferenze di chi è al potere di volta in volta». Tra i tanti accademici che hanno già firmato l'appello (oltre 700 in meno di venti ore) c'è anche la politologa Sofia Ventura.

«C'è molta demagogia in questo tipo di intervento governativo - spiega - Non so se c'è da parte del governo l'intenzione di arruolare professori amici. Temo comunque ci sia inconsapevolezza sui danni che una simile scelta possa provocare dal momento che il mondo accademico resterebbe escluso da questo sistema di selezione».

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