«I giovani italiani devono sapere che non è svilente andare a lavorare in agricoltura. Anzi, quello che non è un modello di civiltà è non andare a lavorare, stare sul divano e gravare sulle spalle altrui col reddito di cittadinanza».
Francesco Lollobrigida, dal palco del Vinitaly di Verona lancia un messaggio chiaro, punta il dito contro i percettori del reddito e contro chi appare allergico alla fatica e raccoglie l'assist delle associazioni di categoria che continuano a chiedere aiuto per trovare manodopera. D'altra parte, sottolinea Coldiretti, solo nei vigneti italiani vi sono opportunità di lavoro per 1,5 milioni di persone, tra quelle impegnate direttamente nei campi, nelle cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche nelle attività collegate.
Le parole del ministro dell'Agricoltura e della Sovranità Alimentare vengono sottolineate da un applauso convinto della platea. L'idea di ricorrere a chi percepisce il sussidio statale per sostenere il lavoro in agricoltura è spesso risuonata negli appuntamenti pubblici degli agricoltori. E lo stesso presidente della Coldiretti Ettore Prandini è tornato a sottolineare che «in agricoltura il lavoro c'è sia per chi vuole intraprendere con idee innovative sia per chi vuole trovare una occupazione lontano dalla città». Così come riavvolgendo il nastro del tempo all'aprile 2020 era stato Stefano Bonaccini a dire che «chi prende il reddito di cittadinanza può cominciare ad andare a lavorare nei campi per raccogliere la frutta e la verdura, visto che gli agricoltori stanno facendo fatica a trovare lavoratori per la stagione della raccolta. Così restituisce un po' quello che prende».
Il tema insomma è caldo e Lollobrigida non teme di affrontarlo di petto, riaprendo oltretutto il discorso del decreto flussi e rilanciano la necessità di ricercare personale straniero già formato. «In Italia c'è bisogno di immigrazione legale per dare supporto ad alcuni settori, e il primo nemico dell'immigrazione legale è quella clandestina» dice il ministro. «Bisogna dare la possibilità alle persone di scegliere se emigrare, non devono essere costretti a farlo rischiando la pelle», spiega Lollobrigida. «Sui flussi è evidente che c'è la volontà di organizzarli seriamente, quello che non è stato fatto in questi anni, cercando di accordarsi con le nazioni di provenienza per fare formazione sul lavoro, linguistica e civica per consentire una reale integrazione». «I nostri imprenditori agricoli hanno bisogno di manodopera esterna laddove manchi quella interna», ricorda, evidenziando che «questo va in parallelo al fatto di mettere chi può lavorare nelle condizioni di capire che non è svilente lavorare nell'agricoltura e nell'allevamento: lo dico a tutti quelli che pensano di poter stare sul divano e ricevere il Reddito di cittadinanza perché il lavoro fatto nei campi è un lavoro indegno». «Chi non vuole andare a lavorare - conclude - non può andare a gravare sulle spalle degli altri».
Dal palco è anche il sindaco di Verona, Damiano Tommasi, a sollecitare un intervento per far fronte a questa emergenza. Chi si schiera contro è il co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli. «Le affermazioni del ministro Lollobrigida sui giovani disoccupati sono gravemente offensive e fuorvianti, perché descrivono i giovani disoccupati come fannulloni, e questo è falso. Il ministro perché non si occupa dei 230mila lavoratori agricoli irregolari, per buona parte controllati dalla mafia del caporalato? È compito della politica fare in modo che questi lavoratori ricevano le giuste tutele e siano trattati con dignità e rispetto».
Di certo sono le stesse imprese del mondo agricolo a chiedere da tempo di poter impiegare nei campi i percettori del reddito di cittadinanza. Resta da capire se e come sarà possibile applicare queste indicazioni, anche alla luce della cancellazione dell'offerta congrua che dovrebbe costringere i beneficiari del reddito ad accettare qualunque lavoro.
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