Coronavirus

Il governo è "senza manovra" Ma fa spazio per altre mance

Ritardo record nell'invio del ddl Bilancio alle Camere. Pronti nuovi pacchetti di spesa con assunzioni e bonus

Il governo è "senza manovra" Ma fa spazio per altre mance

È record! Purtroppo negativo. La legge di Bilancio, dopo circa un mese dal Consiglio dei ministri che l'ha approvata salvo intese il 18 ottobre, non è ancora in Parlamento e non lo sarà nemmeno domani visto che non è all'ordine del giorno della riunione dell'esecutivo. Il corto circuito con i decreti Ristori, la necessità di un nuovo scostamento di Bilancio da 20 miliardi e il pressing politico sul ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, sta rallentando tutta l'attività. E tutto ciò senza che l'opposizione possa essere imputabile di ostruzionismo. Fatto sta che il primato negativo dell'anno scorso (approdo alle Camere il 2 novembre) è stato battuto. Ora si spera che tra week end e inizio della settimana prossima la matassa si sbrogli.

Lo scheletro della manovra, pur dotato di risorse per 37 miliardi, pare esile per contenere tutte le misure. Ieri sono circolati nuove pacchetti che si aggiungono al catalogo di richieste dei ministeri. «Prevedremo sgravi contributivi al 100% per le assunzioni di under 35 con contratti stabili o di apprendistato», ha annunciato il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, aggiungendo che altri 500 milioni andranno alle politiche attive. Il pacchetto Pa, invece, destinerà 400 milioni di euro per il rinnovo del contratto del pubblico impiego e per le assunzioni di magistrati vincitori di concorso, di personale per rafforzare gli organici delle Forze dell'ordine. Altre assunzioni sono previste nella scuola (capitolo da 400 milioni): 25mila insegnanti di sostegno, potenziamento degli organici per la formazione artistico-musicale e recupero della Città dello sport di Roma. Sul fronte trasporti, infine, spunta la proroga degli incentivi al trasporto su rotaia e via nave nonché nuovi aiuti alle linee bus private (20 milioni) e, infine, bonus per i motorini.

Per quanto riguarda i decreti Ristori, «appaltati» al Senato, il governo ha presentato il maxiemendamento che incorpora nel primo anche il secondo. Il vertice di maggioranza di ieri ha indirizzato i lavori del terzo dl in preparazione sulle perdite di fatturato e non sui contestati codici Ateco che hanno escluso oltre a fiorai e negozi di scarpe anche i liberi professionisti. Sul tema il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha lanciato un appello all'esecutivo. Servono, ha detto, «indennizzi e moratorie fiscali e contributive».

Se Sangalli spera in una resipiscenza di Palazzo Chigi, il numero uno di Confindustria, Carlo Bonomi, sembra aver perso definitivamente la pazienza. «Serve un governo capace di dare «significato alle misure e tracciare la rotta», che prenda con coscienza le decisioni e le comunichi in maniera chiara, ha ribadito ieri rimarcando che «nessun provvedimento che potremo mettere in campo potrà generare effetti positivi rilevanti e durevoli se la strategia non è compresa e validata da tutti gli agenti economici». Insomma, serve un nuovo timoniere alla guida del governo.

La pandemia, infatti, mette in pericolo la sopravvivenza nel 2021 di 460mila piccole e medie imprese. Sono le realtà «con meno di 10 addetti e sotto i 500mila euro di fatturato» a rischio chiusura causa Covid e rappresentano l'11,5% del totale). È in gioco un giro d'affari di 80 miliardi e quasi un milione di posti di lavoro, ha rivelato il Barometro Censis-commercialisti. E anche il presidente dell'Alleanza delle Cooperative, Mauro Lusetti, ritiene che sia ora di pensare alla fase post-emergenziale. Solo utilizzando rapidamente le risorse del Recovery Fund, ha sottolineato, «riusciremo a gestire una quasi inevitabile lacerazione sul piano sociale, quando ci troveremo a dover sbloccare il tema dei licenziamenti».

Anche le Coop sono sotto pressione e non hanno tempo per indugiare.

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