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Il governo sfila a Taranto per la svolta "green". Ma si dimentica dell'Ilva

Il premier e otto ministri per vari progetti tra cui un acquario. Silenzio sulla vertenza

Il governo sfila a Taranto per la svolta "green". Ma si dimentica dell'Ilva

Città green, ma con l'Ilva alle spalle che la sta a guardare. Parafrasando Edoardo Bennato, suona un po' strano lo spiegamento di forze governative che oggi si trasferiranno a Taranto per dare il via a una serie di progetti per il rilancio della città pugliese, ma senza toccare il nodo dell'acciaieria, con la trattativa tra esecutivo e ArcelorMittal ancora appesa all'ingresso dello Stato nell'ex Ilva, senza il quale, dopo il 30 novembre, il colosso franco-indiano dell'acciaio potrà sfilarsi dall'investimento pagando una penale. E dunque mentre Palazzo Chigi medita su come trovare un intesa con ArcelorMittal, Conte e otto ministri oggi volano a Taranto a firmare accordi e protocolli, a tagliare nastri di ospedali, a rilanciare il volto «green» di Taranto, come se la rogna ex-Ilva non esistesse. L'idea è quella di dare il via a una riconversione «oltre l'acciaio», ma intanto il rilancio della città dei due mari avviene a prescindere dal futuro dello stabilimento che incombe sulla città.

Per il new deal parziale a Taranto sfileranno oggi, col premier, i ministri Roberto Speranza (Salute), Giuseppe Provenzano (Sud e Coesione Territoriale), Gaetano Manfredi (Università e Ricerca), Stefano Patuanelli (Sviluppo economico), Paola De Micheli (Infrastrutture e Trasporti), Lorenzo Guerini (Difesa), Sergio Costa (Ambiente) e Dario Franceschini (Beni e Attività Culturali e Turismo). La fitta agenda della giornata comincia con la visita al cantiere del futuro nuovo ospedale di Taranto, il San Cataldo, per poi spostarsi alla vecchia sede di Bankitalia ora in ristrutturazione per ospitare la scuola di medicina (che dovrebbe inaugurare il polo universitario autonomo della città pugliese, dove al momento sono attivi solo corsi distaccati dall'ateneo di Bari). Poco dopo mezzogiorno è il turno della firma degli accordi previsti dal contratto istituzionale di sviluppo per Taranto: l'Ilva resta un non detto, ma intanto si firma il passaggio di una banchina del porto dalla Marina Militare all'autorità di sistema portuale di Taranto, che vi realizzerà un acquario «green» e un approdo turistico, come l'accordo di riconversione industriale dello yard ex Belleli: dove un tempo si realizzavano piattaforme petrolifere, ora il gruppo Ferretti produrrà yacht. Previsti anche finanziamenti per interventi nel sociale si comuni dell'area di crisi ambientale e l'avvio di sei gare per il recupero di Taranto vecchia. Il tutto tempo permettendo - previsto inclemente oggi sul porto pugliese - e a tappe forzate, in una città blindata e il cui centro verrà in buona parte chiuso al traffico per permettere gli spostamenti della nutrita delegazione dell'esecutivo che poi ripartirà nel pomeriggio dall'aeroporto di Grottaglie alla volta di Roma.

L'operazione Taranto, monca dell'Ex Ilva, però, lascia perplessi i sindacati, che pur plaudendo alle altre iniziative ricordano al premier le priorità.

«I progetti sono indubbiamente ambiziosi e proiettano Taranto a una svolta green, ma senza una chiara prospettiva per il futuro dell'ex Ilva, si rischierebbe di perdere la scommessa per un rilancio economico, sociale e ambientale, spiegano infatti i coordinatori sindacali di fabbrica ArcelorMittal Vincenzo Laneve (Fim Cisl), Francesco Brigati (Fiom Cgil) e Gennaro Oliva (Uilm), che ricordano come non basti la svolta radicale sul modello produttivo senza prima dare risposte e certezze a migliaia di lavoratori che dal 26 luglio 2012, giorno in cui l'area a caldo fu sequestrata a seguito di un intervento della Magistratura, hanno pesantemente subito in termini salariali e di incertezza per il proprio futuro occupazionale e ambientale».

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