Il governo soffoca le imprese: salda i debiti sempre più tardi

Da 95 a 104 giorni. Aumentano ancora i tempi di pagamento della pubblica amministrazione

C'è un grande assente nel dibattito sulla legge di Bilancio, i debiti della Pubblica amministrazione. Lo Stato è ancora un cattivo pagatore che ritarda il saldo delle fatture mandando le aziende in crisi di liquidità.

Tema un tempo sentitissimo, grazie all'attenzione dei media e della politica, tanto da fare muovere le istituzioni europee al massimo livello. Oggi, nonostante al governo ci siano due leader, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, teoricamente sensibili, i debiti commerciali dello stato sono scomparsi dai radar del dibattito pubblico.

Eppure il tempo medio dei pagamenti da parte della Pa è aumentato da 95 a 104 giorni, secondo una ricerca del Centro studi ImpresaLavoro, presieduto dall'imprenditore Massimo Blasoni e realizzata su elaborazione dei dati Banca d'Italia, Eurostat e Intrum Justitia.

Il calo registrato tra il 2015 e il 2016, quando sul tema si era mobilitata la politica e sull'Italia pesava la minaccia di una procedura europea, è acqua passata. Durante quel biennio l'attesa diminuì da 131 giorni a 95 giorni, soprattutto grazie alla fattura elettronica. Nel 2017 i tempi di attesa per i pagamenti dovuti a professionisti e aziende sono di nuovo saliti.

Oggi, spiega il centro studi, il nostro valore supera di 18 giorni quello del Portogallo e di ben 31 giorni quello della Grecia, che l'anno precedente guidava la classifica con 103 giorni. Resta inoltre più alto di 44 giorni rispetto al Belgio, di 48 giorni rispetto alla Spagna, di 49 giorni rispetto alla Francia, di 61 giorni rispetto all'Irlanda, di 71 giorni rispetto alla Germania e di 78 giorni rispetto al Regno Unito.

La misura di quanto poco la situazione sia cambiata la dà lo stock dei debiti commerciali dello Stato, che è praticamente invariato. «Nel 2017 ammontava a 57 miliardi di euro, appena 7 miliardi in meno rispetto all'anno precedente. Questo dato conferma quanto abbiamo denunciato a più riprese: i debiti commerciali si rigenerano con frequenza, dal momento che beni e servizi vengono forniti di continuo. Pertanto liquidare solo in parte con operazioni spot i debiti pregressi di per sé non riduce affatto lo stock complessivo: questo può avvenire soltanto nel caso in cui i nuovi debiti creatisi nel frattempo risultino inferiori a quelli in liquidazione», spiega ImpresaLavoro.

Fino a quando gli uffici pubblici non salderanno le fatture come un normale debitore, insomma, non potrà cambiare nulla. Accelerare lo smaltimento dei debiti più vecchi non può servire se la Pubblica amministrazione non si mette in regola con i pagamenti più recenti.

Non è solo un problema di contabilità pubblica. Antonio Tajani quando era commissario europeo all'industria fece in modo che i debiti commerciali fossero saldati senza conseguenze sul rispetto dei limiti europei al debito pubblico.

Lo Stato cattivo pagatore è un costo vivo per le imprese dalle quali dipende il nostro benessere. «Questo ritardo sistematico - spiega Blasoni - gli è costato la bellezza di 4,172 miliardi di euro, cifra generata dagli interessi passivi dovuti per anticipare il credito necessario a pagare i propri dipendenti e onorare gli impegni presi».

L'imprenditore si era già appellato al governo, «sostenuto da due forze politiche che su questo punto non

hanno mai lesinato aspre critiche agli esecutivi Renzi e Gentiloni». In particolare il ministro dello Sviluppo economico Di Maio avrebbe dovuto farsene carico. Ma dopo 100 giorni di governo non è arrivato nessun segnale.

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