Nel giorno della presentazione del piano industriale con la prospettiva dell'assunzione di 4mila giovani in tre anni, torna per Telecom uno degli incubi peggiori. Nell'ambito dell'attivismo statalista del governo per la diffusione della fibra ottica, operazione nobile ma tremendamente costosa, il consiglio dei ministri di martedi prossimo 3 marzo potrebbe approvare un decreto che prevede la «rottamazione» della rete in rame. La questione è complicata. Al momento, rimpiazzare la rete in rame con quella in fibra costerebbe dai 13 ai 15 miliardi di euro. Proprio per questo gli operatori, nella fattispecie Telecom e Fastweb, sono intenzionati ad aumentare la potenza della rete in rame per arrivare ai 100Mb di velocità di navigazione sulla rete dati. Tanto per avere un'idea, ad oggi la maggior parte dei collegamenti sono a 7Mb ma, già si possono avere, in molte zone del Paese oltre 30Mb mentre a Milano i 100Mb sono già realtà. Nella capitale lombarda c'è la rete di Metroweb, la società che il governo vorrebbe far comprare a Telecom per realizzare la fibra ottica universale. Comunque sia anche il rame, se potenziato da accrocchi tecnologici (Vectoring) può arrivare a velocità di navigazione ragguardevole. La tecnologia in questione si chiama Fttc (ossia fiber to the cabinet) che si contrappone a quella prescelta dal governo Ftth, ossia fiber to the home.
Il problema è che la prima costa meno e può essere gradualmente ammortizzata dalla crescita del numero di clienti mentre la seconda è oltremodo costosa. Ma il governo non se ne cura e vuole far ricadere i costi solo sull'azienda ex-monopolista, che è però privata e si appresta a diventare public company . Con il risultato che un'azione del genere farebbe fuggire gli investitori. Insomma, imporre la rottamazione della rete in rame per legge entro il 2030, proposta che tanto piace a Raffaele Tiscar, vice segretario generale di Palazzo Chigi, e ad Antonello Giacomelli, sottosegretario alle tlc, sarebbe un duro colpo per l'azienda guidata da Marco Patuano. Vero è che il governo e Tiscar in particolare, sognano uno switch off della rete in rame come è stato con il passaggio dal segnale analogico al digitale terrestre. Da notare che una cosa del genere renderebbe del tutto inutile la discussione sulla possibile fusione tra Ei Towers e RaiWay, immediatamente ridotte entrambe, in Borsa, a carta straccia in quanto la rete in fibra porterebbe anche il segnale televisivo come già accade in molti Paesi europei. Telecom comunque è già sul piede di guerra ribadendo che una operazione del genere non è mai avvenuta nel mondo tranne che in Australia, dove però lo Stato ha pagato mille dollari per ogni collegamento in rame «rottamato». Inoltre l'operazione fermerebbe le assunzioni, che tanto sono piaciute ai sindacati, favorendo invece i licenziamenti, che la società stima in 5mila unità. Vendere Tim Brasil per realizzare la fibra in Italia è un'ipotesi difficile perchè i 26 miliardi di debito della società diventerebbero insostenibili senza gli introiti sudamericani. Ma il governo, come si è già visto nella vicenda Ei Towers-RaiWay, è statalista e vuole pianificare partner e investimenti. Come nel 1995 con la Telecom ante privatizzazione con l'infausto piano Socrate per la fibra ottica: 5mila miliardi di vecchie lire buttate al vento. In serata lo staff di Giacomelli ha precisato che il governo è pronto a imporre lo switch off tra fibra e rame se non saranno raggiunti entro il 2018 gli obiettivi dell'agenda digitale imposti dall'Ue.
Telecom, su questo fronte, si dichiara pronta a fornire garanzie prevedendo una copertura a banda ultralarga pari al 75% della popolazione su rete fissa (tra Fttc e Ftth) e il 95% della popolazione su rete mobile Lte già a fine 2017.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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