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Il governo vira a sinistra ma la formula "Ursula" aleggia come piano B

Il documento dei senatori M5s per saldare l'asse col Pd. E Conte corteggia gli azzurri

Il governo vira a sinistra ma la formula "Ursula" aleggia come piano B

Il più concreto - se non l'unico - progetto politico di Giuseppe Conte è quello di restare presidente del Consiglio ancora a lungo, possibilmente fino a fine legislatura. Il professore ha già mostrato doti da funambolo riuscendo a mantenersi in equilibrio nel passaggio da un governo con la Lega da un altro di segno politico opposto, con Pd e Leu. Il piano (appoggiato da Grillo) di spostare il baricentro del M5s a sinistra è fallito per l'opposizione di Di Maio, ma i continui smottamenti nel Movimento si stanno dimostrando funzionali all'obiettivo di tenere in piedi il suo governo. Giocando su due fronti, molto lontani tra di loro ma sempre utili alla causa, con le doti di camaleontismo di cui Conte ha ormai dato abbondante prova.

Il primo passa dai dissidenti interni al M5s, dal fuoriuscito Fioramonti fino ai firmatari del documento di «sfiducia» al leader politico M5s. Il gruppetto dell'ex ministro, ora al Misto, è una formazione ambientalista sinistrorsa con il dichiarato scopo di sostenere il premier («Appoggio questo governo perché può ancora fare bene» dice Fioramonti, ormai un «responsabile» contiano). Ma anche l'operazione dei tre senatori M5s Primo DI Nicola, Emanuele Dessì e Mattia Crucioli, con la firma di un documento presentato nell'ultima assemblea del gruppo di Palazzo Madama, aiuta a capire i movimenti dietro le quinte per tenere salda la poltrona del premier e far virare a sinistra l'esecutivo («Il mio cuore batte a sinistra», ha detto Conte recentemente e non per caso). I senatori M5s chiedono infatti apertamente che il Movimento si configuri come «forza profondamente progressista che possa confrontarsi in maniera aperta e propositiva con tutte le forze progressiste esistenti». Insomma un partito di sinistra a tutti gli effetti, senza più ambiguità, alleato stabilmente con le altre forze di sinistra. Cioè esattamente il piano di Conte-Grillo. Intanto il do ut des tra M5s e Pd inizia a dare i suoi frutti. I grillini stanno incassando dagli alleati di sinistra il via libera all'abolizione della prescrizione (riforma Bonafede), mentre la bozza di legge elettorale (il «Germanicum»), con lo sbarramento al 5% e i listini bloccati senza preferenze, è fatta per piacere al partito di Zingaretti.

Ma Conte ha un piano B, nel caso l'asse a sinistra non basti ad assicurare lunga vita alla maggioranza (comunque ben assicurata dalla determinazione dei tanti peones miracolati, specie nel M5s, a tenersi stretto lo stipendio da parlamentari). In questo caso Conte non fa più l'occhiolino a sinistra, ma dall'altra parte, verso Forza Italia. È l'idea di una maggioranza alternativa in stile «Ursula», dal nome del presidente della Commissione Ue eletta appunta da una coalizione trasversale che va dal M5s al Pd fino ai popolari di Forza Italia. Conte ha lanciato l'invito in modo felpato ma inequivocabile, rispondendo ad una domanda sull'ipotesi di un allargamento della maggioranza agli azzurri: «Se si dovesse verificare questa condizione e questa premessa la valuteremo», la risposta del premier. I sospetti sono ricaduti subito sull'area che fa capo alla Carfagna, e che giovedì ha fatto mancare le firme per il deposito del referendum sul taglio dei parlamentari. Ma dall'inner circle della vicepresidente della Camera arrivano smentite, «da noi nessun appoggio al governo Conte». Nelle voci di Transatlantico raccolte dal Foglio molti invece credono eccome alla maggioranza «Ursula».

«Qui c'è nostalgia del pentapartito - confessa Giancarlo Giorgetti, numero due della Lega -, e chi spinge di più è Conte in ossequio al principio purché ci sono io, va bene tutto».

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