Coronavirus

"È un grande dolore: con queste mutazioni chiuderemo le scuole"

Il coordinatore del Cts: ho sempre difeso l'istruzione ma se ci sono rischi reali non possiamo ignorarli. Servono medici negli istituti che parlino con il sistema sanitario

"È un grande dolore: con queste mutazioni chiuderemo le scuole"

Professor Agostino Miozzo, coordinatore del Cts, i nuovi contagi da variante inglese sono sempre più allarmanti. Anche Roberto Burioni ha scritto «di fare attenzione alle scuole». Vanno chiuse?

«Se l'evoluzione del contagio ci evidenzia dei rischi reali all'interno delle scuole, non possiamo ignorarli. Ma dobbiamo dimostrare che questa nuova variante può ostacolare la normale attività scolastica».

Ma sembra che la variante inglese, secondo i numeri rilevati in Israele, colpisca anche i più piccoli.

«Se anche nel nostro Paese si evidenzierà che ragazzi e bambini sono portatori, certamente si deve chiudere, anche se questa prospettiva mi provoca un grande dolore. La scuola non è invulnerabile né intoccabile».

Ma lei si è battuto anche nei momenti più bui per garantirne la riapertura.

«Sono stato e sono un sostenitore accanito del principio per cui la formazione è un imperativo sociale e politico. Noi abbiamo riaperto le scuole di ogni ordine e grado perché era urgente far tornare i ragazzi alla formazione in presenza».

Anche il professor Mario Draghi ha parlato di priorità della scuola.

«Per la prima volta un presidente del Consiglio ha indicato l'istruzione come una delle più importanti priorità del paese. Ed è stato segnale di grande cultura e civiltà. Se il premier incaricato tradurrà questa affermazione in pratica, sarò l'uomo più felice del mondo».

Come proteggere la scuola, nonostante il virus e le sue varianti?

«Dobbiamo fare di tutto, anche l'impossibile, per ridurre il rischio».

Però ancora non si fanno screening di massa negli istituti.

«Bisogna affrettarsi a usare tutti gli strumenti di cui disponiamo e dobbiamo far rinascere un sistema sanitario scolastico».

Il ritorno del medico nelle scuole?

«In ogni istituto serve la presenza di una figura, un medico o un infermiere capace di interagire con il sistema sanitario del territorio».

Queste riforme hanno bisogno di tempo. E la variante inglese corre. Mezza Europa ha chiuso le scuole.

«Quando l'emergenza avanza, non si può fare altro. Ma io non sono per tenere aperte le scuole a ogni costo. Ho sempre contestato la decisione presa in molte parti del paese di tenere a casa i ragazzi ma di lasciare aperti i centri commerciali, semmai avrebbe dovuto essere il contrario».

I dati peggiorano. E molti esperti invocano un lockdown nazionale per frenare i contagi e favorire la campagna vaccinale.

«È prematuro parlare di una chiusura generalizzata. Durante la prima ondata pandemica, i cittadini hanno subito troppi danni sia economici sia psicologici. Servono interventi chirurgici».

Vale a dire?

«Bisogna far scattare zone rosse in quei territori in cui i contagi crescono, circoscrivere e delimitare con grande rapidità».

E se non bastasse?

«Dovremo prendere in considerazione scenari più drastici. Nel frattempo è necessario predisporre subito un dettagliato piano di sequenziazione delle varianti del virus distribuito capillarmente su tutto il territorio. Farlo è urgente. Non vorrei ci fossero fraintendimenti con alcune mie affermazioni: per me la cosa importante è che il Paese riparta e adesso dobbiamo lavorare insieme per superare pericolose divisioni».

Le Regioni vogliono comprare vaccini in autonomia visto che c'è carenza di forniture.

«Non so se tra gli impegni presi dal governo con l'Europa sono previste restrizioni assolute alla ricerca di dosi di vaccino attraverso altri canali che non quelli curati da Bruxelles. Alcuni paesi l'hanno fatto. Credo che l'aspetto più importante sia verificare la corretta provenienza dei vaccini evitando intrusioni di faccendieri e improbabili mediatori, oltre ad essere certi che si tratta di vaccini validati da Ema e Aifa.

Poi probabilmente una formula di accordo con Bruxelles potrà essere trovata dal governo trattandosi di una situazione di evidente emergenza».

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