Per sfuggire ai crolli hanno passato la notte in auto. Sono più sicure di qualsiasi altro tetto a disposizione. La viabilità è ai minimi storici e l'autunno ha ingranato con minime di otto gradi inferiori al Centro-nord. Non proprio buone notizie. Per gli sfollati di Marche, Umbria e Lazio è un dormiveglia, perché nuove scosse si succedono di ora in ora. La più forte, a Norcia, è stata registrata ieri alle 2,27: magnitudo 4.2. L'ultima, della stessa intensità, è stata avvertita alle 8,02 in provincia di Perugia. L'ha sentita pure Roma. La terra trema e il suolo si abbassa in media di 50 centimetri. Fino a 70, secondo gli ultimi dati dell'Ingv, a Castelluccio di Norcia. Eppure tanti abitanti di queste zone non se ne vogliono andare.
Tra mostro e terremotati è in atto una guerra di nervi; basti pensare che da domenica mattina al tardo pomeriggio di ieri sono state registrate ben 720 scosse, 18 con magnitudo tra 4 e 5. Un inferno. E chissà che le rassicurazioni del premier Matteo Renzi non abbiano sortito l'effetto desiderato per le 15mila persone assistite dalla Protezione Civile e le 14mila alloggiate in hotel tra Costa Adriatica, Marche e Umbria. «Vi prometto che tutti i borghi, che sono poi l'identità italiana, verranno ricostruiti presto e a regola d'arte». C'è tempo per questo. Nel frattempo si sopravvive per continuare ad esistere.
Nei numeri la portata di questa tragedia italiana. Trentamila sfollati. Quarantamila se nel conto si mettono quelli delle scosse del 24 agosto e del 26 ottobre. Un grande esodo di massa. Almeno cento comuni in cui ci sono state segnalazioni di crolli solo nelle Marche, che conta 25mila sfollati. Colpite anche città con 20mila abitanti come Tolentino e San Severino, interessato un territorio che complessivamente conta 100mila residenti. Per fortuna solo una ventina di feriti. Senza sosta intanto l'attività dei soccorritori a Norcia. In città stanno affluendo personale e materiali come coperte, viveri e bagni chimici. In volo anche gli elicotteri dei vigili del fuoco e delle altre forze di polizia. Tutto mentre continuano, incessanti, le scosse. A Porto Sant'Elpidio (Fermo) continua a riempirsi l'hub di accoglienza e smistamento della Protezione civile organizzato nel centro turistico Holiday dove nel pomeriggio sono giunti altri pullman di sfollati marchigiani. In Umbria si stanno allestendo tende collettive che potranno ospitare alcune migliaia di persone, ferma restando l'opzione volontaria da parte dei cittadini di scegliere, per l'immediato, la sistemazione in alberghi o altre strutture ricettive. «Non c'è alcuna volontà di deportare la gente. Tempo pochi giorni e saranno di nuovo qui. Abbiamo solamente bisogno di tempo per gestire l'emergenza», assicura il sindaco di Norcia, Nicola Alemanno, in risposta ai preoccupati concittadini. A Teramo in duemila affollano i centri di accoglienza. Prioritaria resta per le istituzioni l'assistenza agli sfollati.
Quella in corso nelle zone colpite dal terremoto è un'emergenza che si fa sempre più complessa, su un territorio di quattro regioni che si allarga sempre di più. Titti Postiglione, della Protezione civile, sottolinea che si è in presenza di «situazioni differenziate, provocate da un terremoto gravissimo e che si porta dietro la complessità di scosse precedenti, molto forti, devastanti per i cittadini». Postiglione sottolinea il tema della viabilità: «Dobbiamo consentire ai soccorritori di operare in tutta sicurezza - dice -. La caduta massi è diventato un fenomeno piuttosto frequente. In più c'è la difficile situazione idrogeologica, in particolare quella del fiume Nera a Visso».
Protezione civile, che da ieri è stata potenziata: nelle aree colpite 1237 militari e 334 mezzi di Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri. Fino a nuova emergenza. Gli italiani ormai convivono col terremoto. Anche a una certa demoniaca frequenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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