"Grande operazione italiana che fa bene a tutto il sistema"

Il presidente di Banca Mediolanum: «Sono concorrenti ma queste sono iniziative che creano fiducia per tutti»

"Grande operazione italiana che fa bene a tutto il sistema"

Ieri mattina ci siamo svegliati con l'Opa di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca: riparte il cosiddetto risiko bancario?

«Ciò che si nota è che, diversamente dal passato, non arriva un cavaliere bianco a salvare una banca in sofferenza. Ubi va molto bene e Intesa offre un premio importante. È quindi la prima operazione fatta per sfruttare un'opportunità sul mercato».

Ennio Doris, fondatore e presidente di Banca Mediolanum, accetta di commentare con il Giornale la più grande fusione bancaria da 14 anni a questa parte.

È un progetto che la convince?

«Sono felice per questa operazione. E infatti il mercato l'ha giudicata bene. Normalmente chi acquisisce e paga un premio soffre in Borsa, invece noto che non solo Ubi è andata molto bene, ma anche Intesa: è il segno che il mercato legge un'operazione che porta valore aggiunto a tutti gli attori coinvolti».

Anche al sistema finanziario?

«Certo perché anche Bper si rafforza, con altri 4-500 sportelli, spostando il suo baricentro di attività verso il Nord, ed è un bene. È un'operazione ottima anche per Unipol, che ampia la propria attività assicurativa. Infine mi piace far notare che la banca d'affari che Intesa ha utilizzato è Mediobanca (di cui Mediolanum è importante azionista storico, ndr)».

Tra Mediobanca e Intesa ci sono stati attriti in passato, come quando un paio d'anni fa Ca de' Sass mise gli occhi su Generali. Il passaggio odierno segna la definitiva pace?

«Io credo che tra Intesa e Mediobanca ci sia sempre stato un ottimo rapporto. In quella occasione, poi finita in nulla, c'era un campione italiano, che era Intesa, che si preoccupava che Generali rimanesse italiana».

E con questa aggregazione si rafforza l'italianità del sistema finanziario?

«Io credo di sì. In questo caso non l'italianità non era in pericolo. Ma l'unione di questi due istituti aumenta il valore totale. Sono entrambi italiani e non può che far piacere a uno come me: c'è un campione italiano come Intesa che accetta e lancia le sfide per il futuro. Questa operazione la porta a diventare un grande player europeo non solo per dimensioni, ma anche per capacità di generare utili».

Ma Doris, qui diventano tutti più forti: Intesa, Bper, Unipo. Tutti concorrenti di Banca Mediolanum. Lei si dice felice: non dovrebbe invece preoccuparsi?

No perché, glielo ribadisco: questa è un'operazione che fa bene al sistema. Banca Mediolanum, per nostra fortuna può guardare a queste operazioni consapevole di essere un'azienda diversa da tutte. Stiamo andando bene e abbiamo un grande futuro. E nel campo bancario le questioni sono un po' diverse da altri settori: quando le cose vanno bene al sistema, vanno bene per tutti, perché aumenta la fiducia complessiva. Quanto a noi di Banca Mediolanum, se le aziende che dovremo sfidare nel futuro saranno più grandi, efficienti e forti, tanto meglio, perché così parleranno la mia stessa lingua. Siamo attrezzati per affrontare queste sfide.

Si va verso un nuovo consolidamento? Vedremo altre fusioni nelle banche, assicurazioni e nel risparmio gestito?

«Credo che questo sia un destino inevitabile e che ci saranno altre operazioni di consolidamento, sia in Italia, sia in Europa. È la prova che il mondo sta diventando sempre più piccolo con il diffondersi della tecnologia».

C'è

una banca che rischia di rimanere con il cerino in mano e fare da zavorra al sistema: il Monte dei Paschi dello Stato. Può essere un problema?

«In Mps stanno facendo un buon lavoro. Dobbiamo dare tempo al tempo».

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