
Un colpo al potere della mafia all'interno delle carceri, alla capacità dei clan di controllare la vita quotidiana dietro le sbarre: questo per Nicola Gratteri (foto), procuratore della Repubblica a Napoli, è l'effetto della circolare con cui il ministero della Giustizia ha ordinato la chiusura permanente delle celle nei reparti di alta sicurezza delle carceri di tutta Italia. È un riconoscimento che Gratteri tributa a un politico con cui non è mai stato tenero: Andrea Delmastro Delle Vedove il sottosegretario alla Giustizia con delega alle carceri. "Tutte le critiche a Delmastro - dice Gratteri - ma Delmastro le cose le ha fatte".
Il tema è la gestione del meno noto dei "circuiti differenziati" in cui sono organizzate le carceri italiane, quello della alta sicurezza. Mentre al reparto più duro, il 41 bis, sono destinati i capimafia ritenuti a maggiore pericolosità, per i detenuti a rischio appena inferiore - circa 9.300 secondo le statistiche di aprile - viene applicata al cosiddetta As, che prevederebbe sulla carta restrizioni quasi altrettanto severe. In realtà, ha detto Gratteri, "l'alta sicurezza è la mamma di tutte le rivolte, per anni si è consentito di lasciare aperta l'alta sicurezza, tradotto in lingua italiana significa che le carceri sono comandate dalle mafie... I detenuti comuni se non facevano quello che dicevano i capimafia erano massacrati di botte. Questa nuova circolare che è fatta bene può andare, non sarà una passeggiata ma già col fatto che è stata emessa per cui l'alta sicurezza si chiude si comincia a ridurre il potere della mafia nelle carceri".
La circolare del Dap, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria alle dirette dipendenze di Delmastro, porta la data del febbraio scorso. Ed è nel solco della "linea dura" voluta dal sottosegretario, che gli ha portato anche qualche critica (basti pensare alle polemiche sulla frase con cui, presentando un nuovo modello di auto per il trasporto di detenuti mafiosi, disse che "questi non bisogna farli respirare". Ma Delmastro va avanti per la sua strada. E nel febbraio scorso ha varato il nuovo giro di vite, con la circolare sull'alta sicurezza, richiamando all'ordine i direttori di carcere troppo morbidi. "La situazione - racconta Delmastro al Giornale - era diventata insostenibile, per legge l'alta sicurezza deve essere una struttura chiusa e invece non lo era affatto, detenuti organici alla criminalità organizzata circolavano liberamente e avevano di fatto il controllo della situazione. Con la circolare abbiamo fatto capire a tutti che il vento era cambiato. E non a caso le reazioni sono arrivate". In che senso? "Nel senso che ho letto sul Fatto quotidiano delle relazioni realizzate in carcere: sottolineo che le ho lette lì, non sono io che le sto divulgando. E quei rapporti raccontano perfettamente l'impatto della svolta". Secondo un agente in servizio nel carcere di Sulmona, un detenuto camorrista si sarebbe sfogato, "appuntato questo governo di destra si sta accanendo con la chiusura dei detenuti, e in particolare questo Delmastro pezzo di merda bastardo deve venire lui qua, deve saltare in aria".
La circolare di febbraio citando "eventi critici e gravi fatti turbativi dell'ordine e della sicurezza verificatisi presso le sezioni As" rilevava "prassi eterogenee non perfettamente aderenti alle imprescindibili e primari esigenze di sicurezza".
"Numerose indagini espletate da alcune Procure hanno avuto modo di mettere in evidenza una sostanziale permeabilità del circuito dell'As, in ragione della possibilità per i capi e gli esponenti delle consorterie mafiose non sol di consolidare rapporti con la realtà criminale esterna ma anche di condizionare l'ordinario svolgimento dei rapporti tra detenuti". D'ora in avanti "gli operatori penitenizari dovranno porre ogni sforzo esigibile per evitare che le celle rimangano aperte. Non è prevista la libertà di movimento dei ristretti all'interno della sezione".