Green pass, verso l'obbligo in Aula

Fico: "Se vale per i cittadini deve valere per noi". Ma il 10% dei parlamentari è no-vax

Green pass, verso l'obbligo in Aula

Il governo lavora alla fase due. Dopo il via libera al decreto che estende l'obbligo green pass per tutti i lavoratori, pubblici e privati, si passa ai controlli. Il provvedimento scatterà dal prossimo 15 ottobre: tre settimane di tempo per definire i protocolli. Quello delle verifiche è un terreno scivoloso, soprattutto in alcuni settori: colf, liberi professionisti e taxi. L'obbligo scatta anche per i parlamentari. Oggi il presidente della Camera Roberto Fico riunisce il collegio dei Questori di Montecitorio per dare il via libera al passaporto vaccinale dal 15 ottobre. C'è un ostacolo da superare: il 10 % dei parlamentari è sprovvisto di green pass. Dovranno mettersi in regola o saranno esclusi dai lavori. Il presidente della Camera conferma la decisione che sarà prese a breve: «Come sempre in questi mesi ci siamo mossi rispettando tutto quello che veniva normato per legge o per decreto legge. Quindi quello che vale per i cittadini varrà per i dipendenti della Camera e per i parlamentari. Da questo punto di vista andremo avanti».

Per il comparto pubblico è in programma un incontro tra il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta e il titolare della Sanità Roberto Speranza per mettere a punto il sistema di controlli. «Siamo in un periodo transitorio che servirà a definire i protocolli e i controlli. Ci sono aspetti che devono ancora essere definiti: Confido che già questa settimana faremo chiarezza al riguardo» precisa il sottosegretario alla Salute Andrea Costa.

Per il settore pubblico c'è l'ipotesi dei tornelli all'ingresso per la lettura del green pass. Per il settore privato i datori di lavoro sono tenuti ad assicurare il rispetto delle prescrizioni. I controlli saranno effettuati preferibilmente all'accesso ai luoghi di lavoro e, nel caso, anche a campione.

I datori di lavoro inoltre individuano con atto formale i soggetti incaricati dell'accertamento e della contestazione delle eventuali violazioni. Il decreto prevede che il personale dipendente ha l'obbligo del green pass e, se comunica di non averlo o ne risulti privo al momento dell'accesso al luogo di lavoro, è sospeso. Non ci sono conseguenze disciplinari e si mantiene il diritto alla conservazione del rapporto di lavoro. È prevista la sanzione pecuniaria da 600 a 1500 euro per i lavoratori che abbiano avuto accesso violando l'obbligo di green pass, per i datori di lavoro che non abbiano verificato il rispetto delle regole e che non abbiano predisposto le modalità di verifica è invece prevista una sanzione da 400 a 1.000 euro. Per le aziende con meno di 15 dipendenti, dopo il quinto giorno di mancata presentazione del green pass, il datore di lavoro può sospendere il lavoratore per la durata del contratto del sostituto e non oltre dieci giorni. Gli ostacoli spuntano su tre categorie: taxi, studi professionali e colf. Il decreto impone l'obbligo per le tre categorie.

Per i taxi, i controlli, a campione, potrebbero essere demandati alla polizia municipale. Per studi professionali e colf c'è un problema di violazione di privacy e del domicilio. E dal primo ottobre il green pass sbarca anche in Vaticano.

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