Il grido di Amatrice: "Qui ci vogliono morti. Neve, gelo, sisma. Noi senza acqua e luce"

Gli agricoltori: "Ci sono 220 aziende, non possiamo abbandonare il bestiame"

Il grido di Amatrice: "Qui ci vogliono morti. Neve, gelo, sisma. Noi senza acqua e luce"

«Andarmene? E dove vado? A chi li lascio gli animali?»: Anna Cristallini è un'abitante di Amatrice. È nata qui, nel cuore di una terra martoriata dal terremoto e, ora, anche dalla neve. Anna vive con il compagno in un container, senza luce, senza docce, senza lavatrice. Da cinque mesi è costretta a lottare contro disagi e disperazione. Combatte accanto al sindaco, Sergio Pirozzi, perché qualcuno si muova e vada ad aiutarli. È titolare di un'azienda agrituristica, una delle tante che la zona offriva, prima del sisma. «I titolari di attività agricole - ci racconta - sono circa 220. Una settantina quelle grandi, ma ce ne sono circa 150 più piccole. Hanno tutte animali, è per questo che nessuno se ne va. Chi non ne ha è già partito, ma noi come facciamo? Abbiamo perso tutto, se perdiamo anche loro come campiamo? Stanno già morendo a decine, perché non hanno un ricovero». Con l'ultima «botta» due stalle in quella zona sono crollate e un'ottantina di capi sono deceduti.

«Ci dicono di avere pazienza - spiega -, ma la pazienza ce la mettiamo in bocca e ce la mangiamo. Fanno tutti riferimento a me, in questa zona, perché non hanno più la forza di fare niente. Sono l'unica che parla, che si ribella senza peli sulla lingua». La gente è in preda alla rassegnazione, martoriata da una tragedia che li ha risucchiati in un attimo. Amatrice un tempo aveva 1.600 abitanti. «Trecento sono morti sotto le macerie - dice -, quattrocento sono partiti per essere ospitati negli alberghi sulla costa. Rimaniamo in 900. Il conto è presto fatto, perché se ci sono 151 bambini a scuola significa che le famiglie ci sono. Ma è inutile ci diano le scuole se poi non abbiamo di che vivere».

Lo aveva annunciato, Anna, ma nessuno l'ha voluta ascoltare. È da settembre che sta avvisando tutti che la neve sarebbe arrivata. «Non ci vuole la sfera di cristallo - puntualizza -, siamo a 1.100 metri di altitudine, ha sempre nevicato, ma mai così. E quelli che dovrebbero aiutarci che fanno? Passano con uno spazzaneve e fanno una corsia unica, così le auto si incontrano e non sanno più dove andare, perché di lato ci sono sei metri di neve. Che viabilità hai aperto così?».

La gente è arrabbiata con le istituzioni. «Io devo sentire in tv Vasco Errani con Fabrizio Curcio - continua l'imprenditrice - che dicono che ripristineranno le attività e il ministro Graziano Delrio che lo ribadisce. Ma perché non vengono a dirci di persona di quali attività parlano? Visto che ci stanno morendo tutti gli animali e siamo a -25 gradi con due metri di neve. Quale animale può vivere in queste condizioni? Noi facciamo guanciale, pecorino, latte, formaggio, ma senza materia prima siamo finiti». Ci sono anche anziani che hanno la gallina e il maiale per arrotondare la pensione. Viene dato loro il contributo di assistenza autonoma, pari a 200 euro. «Ma che ci facciamo con 200 euro - dice arrabbiata la signora - quando agli immigrati danno tutto, dal wi-fi a un tetto sotto cui stare. La cosa assurda è che hanno fatto un appalto unico e solo 30 aziende sono state prese in considerazione. Dovevano portare i tunnel da adibire a stalla, ma non sono mai arrivati. Ora stanno frazionando gli appalti, ma è tardi. Le scosse sono continue». La voce si interrompe. «Ecco, appunto, un'altra scossa - spiega - non abbiamo tregua. Portare via gli animali adesso? Impossibile con la neve e poi muoversi significa avere una destinazione, con stalle e terreno. Non possiamo andarcene. Peraltro, abbiamo chiesto una latta di benzina per il generatore, ma l'unico distributore di carburante è chiuso perché non hanno spalato la neve e i rifornimenti non sono arrivati. Così, oltre che senza luce, siamo al freddo. Lo abbiamo capito, ormai, ci vogliono morti. Una signora è deceduta di polmonite pochi giorni fa. I vigili del fuoco mi hanno detto ieri - prosegue - che hanno salvato due persone dall'ipotermia. Erano in roulotte. Ma io dico, non è che li dovevano salvare, non si doveva proprio arrivare all'ipotermia.

E poi andiamo dagli animali due volte al giorno. Prima o poi prenderemo qualche virus e moriremo tutti». Se non sotto le macerie e la neve, sotto il peso di uno Stato che, ancora una volta, dimostra la sua vergognosa assenza.

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