«Mi batto per il diritto a una casa per tutti che in Italia non c'è» furono le sue prime parole da neoeletta, o meglio neoripescata, nel collegio uninominale di Collegno per il M5s. In effetti per il proprio diritto alla casa la grillina Celeste D'Arrando si è battuta eccome, prendendo una casa popolare al canone simbolico di 115 euro mensili, per lei e la mamma. Peccato che, da smemorata di Collegno, la deputata M5s si sia dimenticata di comunicare all'Agenzia territoriale per la Casa che nel frattempo il suo reddito era schizzato alle stelle, grazie allo stipendio da parlamentare conquistato avendo estratto il biglietto vincente alla lotteria di Casaleggio. Ma la D'Arrando, grande amica della sottosegretaria al Tesoro Laura Castelli e autrice della schedatura degli scienziati del Consiglio superiore di sanità per conto del ministro della Salute, si era già dimenticata di comunicare che il suo stipendio nel call center dove fa la «Formatrice» (prima faceva la badante) era passato nel 2016 a 13mila euro l'anno, invece dei 7.500 precedenti. Una cifra ancora più lontana da quel che guadagna da marzo 2018, deputato della Repubblica con indennità e rimborsi faraonici. Compatibili con una casa popolare? Per nulla. E infatti l'ente, dopo una serie di controlli incrociati sugli inquilini, ha scoperto che la deputata D'Arrando non è in regola. «A rimetterci è stata la mamma dell'onorevole grillina - racconta Lo Spiffero -, inquilina di un alloggio a Collegno, nel quale vive assieme alla figlia con cui costituisce un nucleo familiare. La signora, nei giorni scorsi, si è vista recapitare a casa una diffida dell'Atc nella quale si annuncia l'incremento del canone di locazione da 155 a 180 euro e la richiesta degli arretrati per i due anni precedenti, che ammontano a oltre mille euro».
Ma il problema è solo rinviato, perché con il reddito attuale della deputata la casa popolare non potrà più essere concessa alla mamma, un caso identico a quello della grillina Paola Taverna e della mamma, da pochi giorni sfrattata dalla casa popolare visto la nuova situazione reddituale della famiglia.
La grillina D'Arrando si difende: «Ovviamente salderò gli arretrati, ma tengo a specificare che ogni due anni l'Atc esegue un censimento socio-economico dei nuclei assegnatari delle case popolari, censimento che abbiamo regolarmente fatto nel 2016 e che aspettavamo di fare anche nel 2018 ma non è stato ancora effettuato».
In realtà il regolamento dice una cosa molto diversa, è onere degli inquilini comunicare tempestivamente all'Atc ogni variazione di reddito «al fine di consentire l'adeguamento del canone di locazione». A maggior ragione se il reddito passa da 13mila a 90mila euro l'anno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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