Guerra in Ucraina

Grillini spaccati, giallorossi ai ferri corti. Calenda: "Non possono stare insieme"

Il M5s diviso tra la linea atlantista di Di Maio e la filo-russa di Conte. Audizione al Copasir di Guerini: i grillini dicono sì all'invio di armi

Grillini spaccati, giallorossi ai ferri corti. Calenda: "Non possono stare insieme"

«Così si gioca sulla pelle degli ucraini, e su quella di chi come il Pd sostiene lealmente il governo. E al solo scopo di farsi un po' di campagna elettorale», dice il deputato dem Fausto Raciti, mentre nell'aula di Montecitorio manca per la terza volta il numero legale sul decreto Ucraina, a causa delle assenze di Lega e M5s.

Alla vigilia dell'informativa parlamentare di Mario Draghi sulla guerra, mentre Conte e Salvini alzano i toni contro gli aiuti all'Ucraina invasa, la tensione nel centrosinistra è altissima. E nel centrodestra, dove le esternazioni anti-Nato di Salvini seminano caos nella maggioranza e nella coalizione, non va meglio. «Sono coalizioni finte, che comprendono sia atlantisti che filo-putiniani e che quindi non potranno governare mai un bel niente, insieme», dice Carlo Calenda. E rilancia la necessità di un «terzo polo per mettere fuori gioco i populisti». E per riproporre, dopo il voto, una larga intesa «europeista» pro-Draghi. Tanto, sottolinea, «i dem non saranno mai in grado di governare con Conte».

Una convinzione che si va affermando sempre più nello stesso Pd: Enrico Letta usa toni diplomatici verso l'ex premier, per non terremotare l'alleanza alle amministrative di giugno. Ma i suoi ormai dicono chiaro che «dopo il voto è indispensabile un chiarimento». Perché «non credo proprio che Letta abbia intenzione di fare Totò nello sketch in cui le prende al posto di Pasquale», dice Raciti, che deride Salvini «improvvisamente avvolto nella bandiera arcobaleno della pace» e avverte Conte: «Non si possono avere due modi così diversi di essere alleati».

Per l'ex ministro Valeria Fedeli, «la linea di politica estera di un paese rappresenta la sua unità e affidabilità internazionale. Chi gioca irresponsabilmente a dividere su questo fronte non solo non aiuta la causa della pace, ma mina la credibilità del Paese». La politica estera, conferma Salvatore Margiotta, «è un discrimine invalicabile per una coalizione» e i «distinguo» di Conte, uguali a quelli di Salvini, «non sono accettabili, e stanno ampliando il solco con il Pd». Mentre dal senatore dem arriva un plauso al ministro Di Maio, che - all'opposto di Conte - «interpreta benissimo» il suo ruolo e la linea di Draghi e del Pd: «La contraddizione interna ai 5S è sempre più stridente».

É tutto il Pd, ormai, a insistere sulla spaccatura interna al Movimento, con da una parte l'atlantista Di Maio e dall'altra il frondista Conte e Beppe Grillo, che fa apertamente il tifo per Putin e ieri sul suo blog (finanziato da M5s in base al recente accordo stipulato con l'ex premier) pubblicava un intervento di purissima propaganda del Cremlino, per giustificare l'invasione russa contro i «golpisti» ucraini. «È ineludibile chiarire se M5s sta sulla linea del ministro degli Esteri o di Conte», dice Dario Stefano, che si dice «preoccupato» dalla sintonia tra quest'ultimo e il capo leghista: «Da che parte sta?», si chiede. «Serve serietà», incalza Andrea Romano, «non è accettabile cambiare idea ogni settimana sul sostegno alla resistenza ucraina».

Ma che una fetta sempre più ampia di parlamentari grillini non voglia seguire la deriva contiana si è visto ieri anche al Copasir, che ha ascoltato il ministro Guerini sulle nuove forniture di armi all'Ucraina. I tre 5S del comitato sui servizi non hanno minimamente contestato l'invio, hanno fatto solo qualche domanda «tecnica» al ministro e hanno difeso la linea Draghi, escludendo la necessità di un nuovo voto sul tema. Mandando su tutte le furie Conte, che si affanna a smentire divisioni interne: «La linea resta la mia», asserisce.

Ma, per citare la mitica Laura Castelli, «questo lo dice lei».

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