Dacci oggi il tuo delirio quotidiano. Non tanto quello di Beppe Grillo, che per quanto bizzarro, ogni tanto qualche risata te la leva di bocca, quanto quello dei suoi seguaci, grillini, Grillo's boys and girls , pentastellati che invece non hanno mai fatto ridere. Raccattati per strada con un rastrellamento casuale dal web , piovuti in Parlamento senza né meriti né titoli, sparano una bischerata al giorno. Natale, Pasqua e ferie incluse. Dopo le allucinazioni di Alessandro Di Battista che dà la colpa agli americani se gli assassini islamici tagliano le teste dei giornalisti cristiani, ieri è salito sul palco tale Alberto Airola da Moncalieri, un diploma da regista programmista e una brillante carriera come tecnico di ripresa Rai. No Tav convinto, oggi si ritrova seduto (Dio solo sa perché) su uno scranno di Palazzo Madama per il Movimento Cinque Stelle ed è stato pure nominato capogruppo in Vigilanza Rai. Oltre a ribollire la solita zuppetta su questi bastardi dei giornalisti, ci ha messo anche del suo, tirando fuori dal cassetto un linguaggio che credevamo morto e sepolto: «Il M5S lotta da un anno e mezzo per eliminare la lottizzazione in Rai dei partiti e l'influenza nefasta della politica. Non ci arrenderemo mai e questa gentaglia pagherà, forse non oggi, ma domani sicuramente». Parole che aprono il blog del «Capo» per una nuova puntata di «Casa Grillo» contro l'informazione Rai. Il post è corredato dalle foto dei direttori dei tre tg Rai accompagnati dallo slogan «Fuori i burattini». «Vi pare che chi è fuori dai giochi politici come noi, possa avere il potere di cacciare un Orfeo qualsiasi dal Tg1? Noi chiediamo che sia licenziato, perché i direttori di Tg quali Orfeo, Masi, la Berlinguer, la Maggioni, operano per un regime informazionale degno della peggiore dittatura sud americana», si scatena Airola.
Frasi che fanno pensare. Era il settembre 1970. Girava uno slogan su un volantino. «Pagherete per questo pagherete caro/pagherete tutto». E sul retro del foglio: «Fatevi la scorta armata (è un consiglio) B.R.», con disegnate due stelle a cinque punte. Nascevano le Brigate Rosse. Ne sappiamo qualcosa. Era il 16 aprile 1975. Mezzanotte. Il Giornale di Montanelli uscì con un articolo sull'assassinio dell'antifascista Claudio Varalli. La tipografia di piazza Cavour a Milano venne assalita da dimostranti dell'extrasinistra, armati di pistole e di spranghe. Stesso slogan. Frasi che fanno pensare anche Enzo Iacopino, presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti: «Chi ha la mia età ricorda quanto dolore quello slogan provocò nel nostro Paese. A Torino, la città di Airola, i figli di quello e altri slogan assassinarono l'avvocato Fulvio Croce e il giornalista Carlo Casalegno. Airola forse non lo sa: aveva 7 anni.
È l'unica attenuante che si può riconoscere alla volgarità criminale di alcune sue affermazioni. Un linguaggio indegno non solo per chi siede nel Parlamento, ma per chi vuole operare nella società». Oggi Airola ha 44 anni. Non esistono più attenuanti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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