Beppe Grillo è tornato. Ma stavolta non ha sparigliato le carte all'improvviso, come aveva fatto l'estate scorsa benedicendo il governo giallorosso. Il fondatore del M5s è intervenuto sull'emergenza Coronavirus proponendo esattamente ciò che tutti si aspettavano da lui. E il momento, va da sé, è perfetto per tirare fuori dal cilindro la grande chimera del grillismo: il reddito universale. «È arrivato il momento», dice Grillo con solennità dal suo Blog. Il preambolo è prolisso, tutto sull'eventualità di «un rapidissimo cambio del mercato del lavoro» provocato dalla crisi economica che seguirà all'esplosione su tutto il pianeta del virus arrivato dalla Cina. Le parole di Grillo sono una lunga rimasticatura delle teorie sul lavoro che hanno fatto da asse portante della struttura ideologica del Movimento.
Fino ad arrivare all'idea di sempre: «Una società evoluta è quella che permette agli individui di svilupparsi in modo libero, creativo, generando al tempo stesso il proprio sviluppo - puntualizza per sviscerare il cuore della riflessione - Per fare ciò si deve garantire a tutti i cittadini lo stesso livello di partenza: un reddito di base universale». Una paghetta elargita «per diritto di nascita», da regalare «a tutti, dai più poveri ai più ricchi, che vada oltre questa emergenza». Insomma, la stessa storia ripetuta da anni. E l'occasione della pandemia ha fatto il Grillo ladro. Battute a parte, il comico genovese ha in testa di finanziare la misura universale attraverso la tassazione «delle grandi fortune, dei grandi colossi digitali e tecnologici». Oppure «con una tassa sui combustibili fossili come carbone, petrolio e gas». Il post si conclude con una chiamata alle armi: «L'emergenza che stiamo vivendo potrebbe favorire una svolta epocale, rivoluzionaria, che da molti superficialmente è stata sempre considerata folle, e che potrebbe cambiare in meglio il nostro futuro. È giunto il momento di stravolgere il nostro status quo, se non ora, quando?».
Anche la sinistra, negli ultimi giorni, ha riscoperto la tentazione di distribuire soldi pubblici a pioggia senza investimenti nel settore produttivo. Il fronte giallorosso è compatto sulla necessità di allargare il reddito di cittadinanza grillino. Venerdì lo ha detto il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano in un'intervista a Repubblica: «È a rischio la tenuta democratica, il reddito di cittadinanza va esteso». Concetto ribadito dal viceministro dell'Economia Antonio Misiani, pure lui del Pd, in un'intervista ad Avvenire pubblicata sabato: «Stiamo ragionando anche sul potenziamento in via transitoria del reddito di cittadinanza per ricomprendere casistiche non coperte dagli ammortizzatori tradizionali», lavoro nero compreso. Proprio come auspicava il sindaco M5s di Roma Virginia Raggi, che ospite a DiMartedì su La7 l'11 marzo, si era detta vicina ai lavoratori in nero. Porte aperte al reddito di cittadinanza per tutti da Leu e, naturalmente, dai Cinque Stelle. «In queste ore sto lavorando al Reddito d'emergenza. Servono 3 miliardi e procedure semplificate, in modo da poterlo erogare in pochissimo tempo. Proporrò un allargamento del Reddito di cittadinanza prevedendo un alleggerimento dei requisiti d'accesso», annuncia il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo all'Huffington Post. In maggioranza la mosca bianca è Iv.
Ieri Matteo Renzi ha twittato: «Il disegno di Beppe Grillo è chiaro: decrescita felice e reddito di cittadinanza. Il senso delle mie interviste di questi giorni è l'opposto: servono crescita e lavoro». Sulle barricate Forza Italia, con il deputato e portavoce degli azzurri Giorgio Mulè che ha parlato di «buffonata».
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