Grillo grida contro le bufale ma lui ne ha create a valanga

Dai "vaccini fanno male" all'"Aids non esiste". Tutte le balle del leader che invoca il tribunale per i giornali

Grillo grida contro le bufale ma lui ne ha create a valanga

Non si offenderà Beppe Grillo se gli sottoponiamo un gioco alla rovescia. Almeno ce lo auguriamo. D'altronde, se nel giro di una votazione il leader del M5s ha ribaltato anni di giustizialismo e di pubblica gogna convertendoli in garantismo preventivo non se la prenderà mica se proviamo per un attimo a metterlo sul banco degli imputati di quella stessa giuria popolare che lui vorrebbe istituire nei confronti della stampa fabbricatrice di notizie false.

Perché lui nella sua carriera comica e politica di bufale ne ha sciorinate a valanga. In uno spettacolo del 1998 dal titolo Apocalisse morbida ha spiegato agli spettatori paganti che l'Aids non esiste, negando che l'Hiv fosse un virus trasmissibile che danneggia il sistema immunitario favorendo l'insorgenza di patologie che possono portare alla morte.

Sempre nello stesso teatro ha affermato che i test per la diagnosi precoce del cancro sono pericolosi; che i vaccini sono praticamente inutili perché «là dove hanno fatto le vaccinazioni le malattie sono scomparse, là dove non le hanno fatte le malattie sono scomparse lo stesso» e che «il 45 per cento dei farmaci che noi assumiamo non servono per la malattia che ci è stata prescritta. Funzionano per l'effetto placebo».

Tra le bufale del comico vanno annoverati poi un fantomatico pomodoro geneticamente modificato che avrebbe ucciso «60 ragazzi allergici per choc anafilattico» e la storia della magica biowashball, la palla che cancella le macchie dei vestiti in lavatrice.

Grillo ha anche accusato Rita Levi Montalcini di furto del premio Nobel; ha dato spazio sul suo blog alle teorie sulle scie chimiche e sui i microchip impiantati sotto la pelle degli esseri umani per tenerci sotto controllo.

Come non citare poi le sue dichiarazioni sulla rete: «I computer sono pericolosi e emettono radiofrequenze che controllano il cervello. È quattro anni che mi sono comprato il computer. Clicco, io non sono della società del click...». Una bufala smontata da lui stesso. Nel 2006 fece credere che la Cina avesse «oscurato la sua immagine». Peccato che pochi giorni dopo si scoprì che era semplicemente sbagliato il metodo con cui immetteva i dati sui motori di ricerca. La lista non finisce qui. Ci fu il periodo in cui sosteneva che i cellulari cuocessero le uova in 65 minuti portando a supporto di questa tesi alcuni imprecisati ricercatori o quello in cui sosteneva che i rom provenissero dalla Romania o che le lingue ufficiali dell'Unione Europea fossero 28 o che «la crescita non dà posti di lavoro, ma li toglie» o che l'Irap ce l'abbiamo solo noi o che Equitalia strangola più della mafia perché «la mafia prende il pizzo al 10 per cento e non ha mai strangolato il proprio cliente».

Aggiungiamo altre prove in questo processo virtuale. «La Danimarca, la Svezia, la Finlandia, adesso l'Olanda vedrete, sono in Europa ma fuori dall'euro» disse Grillo in un comizio nel 2014 a Padova. Peccato che la Finlandia abbia tuttora la moneta unica e che l'Olanda sia ancora saldamente europeista. «Non si può convivere in una nazione dove 30 milioni di persone stanno andando sotto la soglia di povertà». Qui il leader pentastellato, durante il suo discorso di fine anno 2013, cascò sulla matematica confondendo 30 milioni con 30% della popolazione. Nello stesso anno affermò che in Italia «abbiamo 300.000 leggi, la burocrazia ha sostituito la democrazia», un numero che per essere realizzato avrebbe bisogno di decenni di lavori parlamentari.

L'ultima panzana in ordine di apparizione è datata 11 novembre 2016 ed è quella sui Musei Vaticani che «sono del Comune che non percepisce nessuna cosa». In quel caso però, accortosi della boutade scritta, il leader pentastellato ha fatto un'autorettifica (senza cospargersi il capo di cenere però).

Ma ormai era troppo tardi, almeno per il sito Pagella politica che gli ha conferito il premio di Panzana dell'anno. Fermiamoci qui. Ché già una giuria popolare avrebbe quanto meno indagato Grillo per il reato di balle reiterate. Ma siccome adesso vige il garantismo, è giusto aspettare il terzo grado di giudizio.

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