Cronache

Grillo jr, imputati divisi: due amici a sorpresa in aula

Capitta e Lauria si difendono con una foto della vittima sorridente. Ripresa dopo le vacanze

Grillo jr, imputati divisi: due amici a sorpresa in aula

La sua colpa: sorride. Nella foto che sta nei fascicoli ammucchiati ieri nell'aula del tribunale di Tempio Pausania, la ragazza che nell'agosto dell'anno scorso finì nella villa di Ciro Grillo, figlio di Beppe, non si mostra afflitta, non guarda con odio il giovane che le sta accanto. Eppure si tratta di Edoardo Capitta, uno dei giovani che pochi giorni dopo, una volta tornata a Milano, denuncerà per violenza carnale ai carabinieri di Milano, il quartetto capitanato da Grillo junior che avrebbe abusato di lei, stordita dall'alcol e dalla paura. Ma nella foto la vittima sorride, e gli avvocati hanno chiesto di acquisirla agli atti. Una mossa che la dice lunga sulla linea difensiva che i quattro intendono portare avanti dopo l'estate, quando finalmente il processo entrerà nel vivo: lei ci stava, era d'accordo, le è piaciuto, siamo rimasti amici.

A depositare agli atti del processo la foto sono stati i difensori di Capitta. Che ieri, a sorpresa, si presenta nell'aula del processo, insieme al suo amico e coimputato Vittorio Lauria. É la prima volta che appaiono in pubblico, con le loro facce da bravi ragazzi, vestiti in fotocopia, le camice ben stirate con i rayban infilati al collo. Non serviva la loro presenza, non dovevano essere interrogati, non c'erano testimoni cruciali da ascoltare. Perchè lo abbiano fatto, imbarcandosi martedì sera in traghetto con i loro avvocati, facendo finire le loro facce sui siti in un istante, non è chiarissimo. Così diventa inevitabile chiedersi se abbiano in qualche modo voluto distinguersi dal resto del gruppo, cioè da Ciro Grillo e da Francesco Corsiglia, quello che per primo avrebbe avuto un rapporto con la giovane milanese e poi l'avrebbe «passata» agli amici. Finora la strategia difensiva dei quattro imputati è stata monolitica, hanno dato tutti la stessa versione, nessuno ha cercato di scaricare su nessuno. Ma con l'avanzare del processo non è detto che le cose non cambino. Il giovane Capitta potrebbe essere tentato di usare quella foto per salvare almeno se stesso? Per dire che se la ragazza quella notte subì un trauma, non era lui a portarne la colpa?

Si vedrà dopo le vacanze. Il processo va avanti con lentezza quasi surreale. L'altra volta erano stati interrogati i carabinieri che avevano compiuto i primi accertamenti, ieri vengono sentiti i primi testimoni, che poco aggiungono o tolgono a quanto si sapesse finora. Maria Beatrice Picco, Maria Luisa Attena e Ibrahim Badaui sono i vicini della villa di Grillo in Costa Smeralda, quella notte si trovavano in casa, a poca distanza dal luogo dove avvenne lo stupro. Dicono di non avere sentito nulla, nè urla, nè richieste di aiuto, «solo chiacchiere e canzoni». Ma era ovvio che dicessero così, nessuno ha mai parlato di urla, anche nella denuncia presentata dalla vittima non si parla di una aggressione violenta, di un combattimento, ma di sesso praticato su una ragazza imbambolata dalla vodka e incapace di reagire. Come dicono Giulia Bongiorno e Dario Romano, i due avvocati di parte civile della vittima, «non cambia nulla, questo non è uno stupro avvenuto in messo alla strada, questo contesto è completamente diverso. Mai la ragazza ha detto di avere gridato, anzi al contrario ha detto sempre di avere perso conoscenza e di essere stordita. Quindi stiamo parlando di un contesto in cui si deve accertare se lei è stata oggetto di questi atti sessuali in una situazione di incapacità, comunque il tema dell'urlo non ha nulla a che vedere con la questione tema del processo». Al punto che viene da chiedersi perchè la Procura abbia inserito i vicini nella lista dei testimoni. A differenza di Cristina Solomita, sottufficiale dei carabinieri milanesi, che per prima raccolse la denuncia della ventunenne italonorvegese. E che per prima ha potuto cavare una impressione dalla ragazza che le stava davanti, capire se a venire messo a verbale erano le false accuse di una ragazza pentita della sua troppa disponibilità. O la vera storia di uno stupro di gruppo, la notte spietata di quattro ragazzi troppo carichi di quattrini e di arroganza.

Prossima udienza il 21 settembre.

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