"Grillo non ha voglia di tornare a fare il capo. Avrà imprecato"

Un parlamentare del MoVimento 5 Stelle racconta la reazione di Beppe Grillo alla pronuncia del Tribunale di Napoli. Poi la certezza sbandierata: "Il giudice non interverrà sulla vita politica di un'associazione"

"Grillo non ha voglia di tornare a fare il capo. Avrà imprecato"
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Incontrato per puro caso in una delle due Camere, un parlamentare pentastellato commenta, non senza ironia, gli ultimi avvenimenti che riguardano i 5S, con la sospensione delle delibere che avevano portato alla leadership di Giuseppe Conte. Facciamo notare che si è creata una voragine e che Beppe Grillo sta di nuovo dettando la linea a tutti, domandando in primis silenzio.

"Guardate - ci dice - Beppe Grillo non ha proprio voglia di tornare a fare il capo. Quando ha saputo della notizia, avrà anche imprecato". L'"eletto", come usa chiamarsi, non avrebbe alcun desiderio di sfruttare il momento per tornare al vertice. Anzi, Grillo sarebbe svogliato ed anche un po' contrariato rispetto al caos emerso. "Il giudice non interverrà sulla vita politica di un'associazione. Non penso proprio", aggiunge speranzoso il parlamentare.

La fonte si attende che il nodo possa essere sciolto in tempi brevi: "Ci aspettiamo una sentenza in venti giorni. Per ora si tratta soltanto di una sospensione delle delibere", ci fa presente il grillino. Poi il discorso verte sullo statuto: "C'è scritto Rousseau, certo. Ma credo ci siano anche parti dello statuto in cui si fa presente a piattaforme generiche. Dipende dall'interpretazione che verrà data".

C'è anche la controparte, però - ossia coloro che hanno presentato il ricorso - , che non sembra mollare la presa: "Dietro al ricorso degli attivisti - racconta il grillino eletto in Parlamento - non ci sono manovre. Sono persone che hanno avuto problemi con noi anni fa e che oggi giocano allo sfascio". Le istanze presentate al Tribunale di Napoli - quello che ieri si è pronunciato, azzerando le cariche pentastellate - non sarebbero mosse da operazioni politiche, quindi. Tutto però suggerisce che la battaglia legale sia destinata a proseguire.

Giuseppe Conte, che continua a definirsi il capo grillino, ha individuato nelle modifiche statutarie e nella votazione delle delibere sospese, con l'introduzione degli iscritti da meno di sei mesi, le soluzioni al problema. Questo, almeno, è quello che è circolato in queste ore. Basterà? Sembrerebbe che dalle parti dei ricorsisti si stia pensando soprattutto a far "cuocere nel loro brodo" gli odierni vertici grillini: ora come ora è difficile escludere che l'avvocato Lorenzo Borrè non abbia in serbo ulteriori mosse.

Nel frattempo, si è appena svolta l'audizione davanti alle commissioni riunite che ha avuto per protagonista il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: "Ecco, chiosa il parlamentare: occupiamoci di politica estera.

In questo marasma, l'unica cosa chiara di questo Paese sembra la linea in politica estera". Un "dimaiano", quindi - come vengono chiamati gli esponenti che fanno ancora riferiemento al politico di Pomigliano d'Arco - , che, nonostante tutto, non crede alla fine del "nuovo corso" dell'ex "avvocato degli italiani".

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