Grillo perde la testa: Pizzarotti cacciato via con una mail anonima

Lo staff dà il benservito al sindaco dissidente indagato: «Sospeso». La base protesta: disparità con Nogarin E lui contrattacca e accusa il direttorio: «Irresponsabili»

Massimo Malpica

Roma Sospeso, via email, in nome della trasparenza. La rottura tra il sindaco di Parma Federico Pizzarotti e il direttorio pentastellato arriva sull'onda dell'avviso di garanzia per abuso d'ufficio che ha colpito il primo cittadino emiliano, fa volare stracci, divide la base e solleva polemiche. Sia per la modalità del «siluramento» che per la presunta disparità di trattamento rispetto al sindaco (indagato) di Livorno, Filippo Nogarin.

Che i rapporti tra Pizzarotti e i vertici del Movimento fossero tesi - se non inesistenti - è storia vecchia. A far precipitare le cose è stata l'email successiva allo sbarco sui giornali dell'avviso di garanzia. Spedita giovedì pomeriggio al sindaco dallo «staff di Beppe Grillo», la missiva chiede a Pizzarotti di trasmettere «copia dell'avviso di garanzia ricevuto e di tutti i documenti connessi alla vicenda che ti contesta la Procura di Parma», il tutto «entro domani mattina in modo da poter chiudere al più presto l'istruttoria».

Pizzarotti risponde nel giro di una manciata di minuti, ma è caustico. «Gentilissimo anonimo staff, forse vi siete dimenticati che sono un sindaco eletto, e pubblico ufficiale, e ad una email anonima non fornisco nessun documento», ringhia il sindaco-dissidente, lamentandosi della mancata risposta «da mesi» a «diverse email su cui chiediamo chiarimenti in merito alla situazione del nostro consiglio comunale» e chiedendo, infine, di essere contattato per «altri approfondimenti» dal «responsabile dei Comuni Di Maio».

Invece della telefonata di Di Maio, ieri appare un post sul blog di Beppe Grillo: «Federico Pizzarotti è sospeso dal M5S. La trasparenza è il primo dovere degli amministratori e dei portavoce del Movimento». Nel merito, si contesta al primo cittadino pentastellato la mancata comunicazione dell'avviso di garanzia, del quale il sindaco «era al corrente da mesi», e il mancato invio della documentazione, per poi concludere: «Non si attendono le sentenze per dare un giudizio politico». Nei commenti la base si divide tra chi plaude alla sospensione e chi parla di «gestione autoritaria» e di «scelta sbagliata», mentre qualcuno chiede «per coerenza» di sospendere anche Nogarin. Pizzarotti, che avrà 10 giorni per presentare le sue controdeduzioni a pena di espulsione senza nemmeno un voto online, in conferenza stampa attacca a testa bassa i vertici M5S. «Siamo diventati un partito che si scrive delle mail? Che ha rapporti solo online? Si può governare così?», esordisce. «Il direttorio - aggiunge - si è dimostrato irresponsabile nella conduzione del movimento. Ci vuole rispetto delle persone, si deve poter essere chiamati e avere un confronto». E invece Di Maio «non ha mai voluto fissare nemmeno un appuntamento, penso che una responsabilità ce l'abbia», sospira Pizzarotti, secondo il quale «si è perso il senso del limite nell'accusare chiunque».

Ma è su Facebook che il sindaco si toglie qualche altro sassolino dalle scarpe. Pubblicando prima lo scambio di email di giovedì, e poi i messaggi, tra gennaio e aprile, spediti da lui e dal suo staff a Di Maio e a Roberto Fico per chiedere un incontro, anche sulla questione del teatro, e rimasti senza risposta.

«Se si fosse accettato prima un confronto ovvio e basilare per un gruppo politico - chiosa il sindaco di Parma- e non avessi ricevuto un trattamento simile, tutto questo sarebbe rimasto fra 4 mura e saremmo usciti da questa vicenda più forti di prima».

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