Coronavirus

Guanti, disinfettanti e buvette chiusa. Così Montecitorio riapre ma si blinda

Tramonta l'ipotesi del trasferimento, si studia il voto on line

Guanti, disinfettanti e buvette chiusa. Così Montecitorio riapre ma si blinda

È possibile tutto, anche spostare la Camera. Ma non sarebbe forse meglio fare votare i deputati a distanza dalle loro prefetture?». Se lo chiede un deputato ormai sicuro che l'impossibile è ormai possibile. In un Parlamento che come tutto il Paese combatte contro il fantasma del contagio, si affaccia anche lo spettro del trasloco, la trasferta repubblicana in luoghi più ampi dove anche le ansie possono restringersi e la democrazia funzionare a regime.

E infatti, nella giornata di piena democrazia e dunque di riapertura (il mercoledì) c'è da fare i conti anche con questa misura di necessità, una possibilità che era stata lanciata da Gaetano Quagliarello e che adesso è diventata titolo di giornale e forse qualcosa in più: «C'è un dibattito reale sul luogo» confermano dal Pd. Per assicurare la partecipazione, ma senza favorire contatti si studiano le dimensioni dei palasport di Roma, gli edifici dell'Eur, di certo sembra tramontare definitivamente il voto a distanza o forse no. Anzi. Luca Carabetta, che oltre a essere deputato del M5s è un grande esperto di tecnologie, racconta, da Torino, che mai le commissioni hanno lavorato tanto proprio oggi che lavorano virtualmente. Secondo il suo dettagliato report, le commissioni si sarebbero moltiplicate: «Ne tenevamo una a settimana e adesso ne teniamo una al giorno». Usate Skype? «Per le riunioni istituzionali preferiamo Google Hangouts, mentre noi del M5s ci serviamo della piattaforma Zoom che funziona benissimo. L'altro giorno ci siamo collegati in 150 e in maniera ordinata. Mi spingo a dire che si segue di più». A Montecitorio, tra chi ancora riesce per vicinanza geografica ad accedere, ci si affida ai protocolli sanitari che «sono quelli di tutti gli uffici pubblici e quindi anche i nostri» dice Gregorio Fontana, deputato di Forza, ma soprattutto deputato questore che significa custode di regole. Nessuno vuole parlare di Parlamento chiuso o dimezzato, ma di fatto le norme severissime hanno già imposto la riduzione dei deputati (ogni gruppo ne fa entrare un sesto), la riduzione del personale, su un totale di circa 1200 funzionari, la chiusura della buvette. «I numeri ci dicono che la Camera è una piccola città e spostare una città mi sembra la prima cosa da non fare in questo momento» pensa Fontana che rimane orgoglioso di quanto si è finora riuscito a compiere: «Mantenere la funzione legislativa e di sindacato ispettivo. Non è poco». Si mantiene rispettando il metro di distanza, con i guanti in lattice che vengono distribuiti all'ingresso, ulteriore accorgimento dell'ultima settimana dopo il gel mani, fazzoletti e le mascherine che all'inizio della pandemia furono derise e oggi invece tutti indossano. In aula si entra solo dalle porte principali e non più dai tanti usci che in tempi ordinati sono stati la salvezza dei votanti ritardatari. «Si è pensato anche al voto. In pratica il voto avverrà sotto la presidenza come quando si vota la fiducia». Ma anche questa soluzione non convince poi tanto.

Il clima è dimesso e i pochi che intervengono in aula lo fanno con un tono così dimesso e sereno da far ripiangere il tempo degli insulti, delle urla o del semplice chiacchiericcio.

Commenti