Due anni che sono sembrati cento. Con le vite sospese trascorse in un tunnel, compiendo un passo dopo l'altro a tentoni, senza una direzione chiara da seguire. La speranza di vedere la fine troppe volte delusa, costretti spesso a tornare indietro. E una volta che davvero ne saremo usciti, si dovranno ancora fare i conti con quello che ciascuno di noi ha perso, con la rabbia, l'ansia. Il vuoto, lasciato dalle persone e dalle cose, si proverà a riempirlo ritrovando i sorrisi a lungo nascosti dalla mascherina, le mani che si intrecciano, gli abbracci, cercando di dare un senso a quello che abbiamo attraversato insieme.
Si avvicina anche il tempo di affrontare le domande che sono rimaste senza risposta. Dovrà esserci un confronto con le istituzioni sugli errori commessi per non ripeterli, sui ritardi e le negligenze, sulla reale necessità ed efficacia di alcuni provvedimenti che hanno strozzato le libertà individuali. Ci sono anche inchieste aperte, famiglie che chiedono chiarezza su quanto è stato fatto per salvare i loro cari.
Tra tanti dubbi una certezza. In quel tunnel a tenerci la mano per cercare l'uscita ci sono stati tanti medici, infermieri e volontari.
Le immagini che affiorano e che non devono essere dimenticate sono quelle simbolo delle giovani infermiere: il volto di Alessia Bonari con i lividi da mascherina; il corpo sfinito di Elena Pagliarini, riversa addormentata sulla tastiera del computer, con la mascherina e il camice ancora indosso. Poi quello sorridente e pieno di speranza della prima vaccinata italiana, l'infermiera Claudia Alivernini dello Spallanzani di Roma.
A trovare le parole per ringraziarli nel giorno in cui si celebra la seconda Giornata Nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato, che coincide con quella che segna l'inizio della pandemia il 20 febbraio, è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Da quando il nostro Paese è stato duramente colpito dall'insorgere, repentino e inatteso, di una emergenza sanitaria di così vasta portata gli operatori di tali categorie si sono trovati all'improvviso in prima linea a fronteggiare un nemico per molti versi sconosciuto - dice Mattarella - È grazie alla loro preparazione professionale e al loro spirito di sacrificio che è stato possibile arginare il rischio di perdite ancor più ingenti di quelle, già dolorosissime, che abbiamo dovuto patire». Dunque conclude il capo dello Stato nel giorno in cui tutto è cominciato con l'individuazione del primo paziente Covid a Codogno giusto rendere «omaggio all'impegno del personale sanitario e del volontariato».
Anche Papa Francesco durante l'Angelus ha chiesto un applauso per ringraziare i medici e gli operatori sanitari alla folla radunata in piazza San Pietro.
Dal quel giorno di due anni fa le vittime del Covid sono salite a 152.989 e tra queste i medici che hanno perso la vita sono 370. «Un sacrificio che ha consentito di curare oltre 12 milioni di cittadini positivi al Covid19 di cui 10.700.000 sono guariti, nella stragrande maggioranza a domicilio, grazie all'impegno di tutti gli operatori della sanità», sottolinea il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli.
Anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, ripercorre le tappe dell'epidemia ricordando che ne stiamo uscendo soprattutto grazie alla profilassi.
«Due anni fa fummo costretti a fare scelte difficili, oggi il 91% della popolazione sopra i 12 anni si è vaccinata e questo ci mette nelle condizioni di gestire in maniera del tutto diversa la pandemia, che purtroppo è ancora in corso, e ci sta permettendo in queste ore di piegare la curva senza ricorrere a chiusure generalizzate», dice Speranza che elenca le cifre di una campagna vaccinale «monstre»: 133 milioni di dosi somministrate in 13 mesi e mezzo.
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