Coronavirus

Guariti, fragili o senza test. I fantasmi del green pass cancellati dagli algoritmi

A migliaia non riescono a ottenere il certificato. Scotti: una via crucis, serve una nuova circolare

Guariti, fragili o senza test. I fantasmi del green pass cancellati dagli algoritmi

L'esercito dei fantasmi del green pass è silenzioso. La gente racconta la propria esperienza disorientata, confusa. Sono ex malati di Covid asintomatici, persone che hanno fatto la malattia all'estero, malati affetti da patologie a cui i medici non dicono con chiarezza se potranno fare il vaccino. E sono migliaia di italiani a cui è di fatto è impedito l'accesso alla carta verde. E a loro bisogna offrire una voce.

Due storie per capire l'entità del fenomeno. Immacolata, 20 anni, si ammala in Spagna a fine giugno. Ottiene tampone e certificazione di avvenuta guarigione. In spagnolo. Torna in Italia e mendica indicazioni al numero dedicato del ministero, all'azienda sanitaria locale, al medico di base, al certificatore di un hub vaccinale, ma nessuno sa come spiegare come caricare i suoi dati sulla piattaforma nazionale italiana in modo che risulti la guarigione. E, niente guarigione formale, niente green pass.

Alfonso e Antonio, invece, sono due fratelli che hanno passato le traversie del Covid in primavera: il primo si è ammalato in modo severo, l'altro in modo asintomatico e quindi non ha fatto il tampone molecolare ma solo il test sierologico prima della somministrazione di una sola dose. Risultato? Alfonso ora può esibire il green pass, Antonio no. Come mai? L'algoritmo della piattaforma nazionale incrocia i dati e richiede il tampone molecolare. Se questo non risulta, la certificazione non scatta. Silvestro Scotti, segretario generale di Fimmg, la Federazione italiana medici di medicina generale, ha raccontato queste due storie che riflettono le difficoltà di molti italiani ad ottenere la carta verde. «Saranno nei guai tanti ex Covid asintomatici dice Scotti -. O ti fai la doppia dose di vaccino e come se non fosse successo nulla, oppure ottenere il green pass è una via crucis».

Categoria molto delicata è quella che il green pass non potrà ottenerlo per intolleranza al vaccino. O per reazioni allergiche tra la prima e la seconda dose, o perché ha avuto un parere negativo dal proprio medico per malattie pregresse. Ci sono poi i malati rari e cronici che, a causa della loro patologia, non hanno la possibilità di sopportare la dose. In questi casi, il certificato di esenzione consente al cittadino di svolgere tutte le attività per le quali sarebbe previsto il Green Pass (con le dovute protezioni). Ma chi ne davvero diritto? La circolare ministeriale del 5 agosto scorso avrebbe dovuto chiarire i dubbi dei medici al riguardo, invece la nebbia non si è diradata. In una nostra intervista, Guido Rasi, consigliere del commissario Figliuolo, ha invocato l'urgenza di una chiarificazione dettagliata delle patologie che permettono l'esenzione. Necessità sottolineata sul campo anche da Scotti. «Il testo è vago. Io mi aspetto che arrivi un'altra circolare corrispondente a quella che è stata fatta inizialmente per la priorità al vaccino. La soluzione sarebbe una lista con i codici delle patologie da esenzione».

Inoltre si assiste al pericoloso rimpallo delle responsabilità: i dubbi assalgono i medici vaccinatori che poi spediscono il paziente dallo specialista che magari rinvia al medico di base. «Purtroppo - prevede Scotti - comincerà la certificazione difensiva, per scaricare su altri la responsabilità di una scelta. E a farne le spese alla fine è sempre il paziente». Senza elenco è facile sbagliare. A discapito delle persone più fragili ignare di essere in balia di valutazioni contrapposte. «Una signora con un tumore al polmone che aveva finito la radioterapia da un mese, era stata ritenuta non idonea da un vaccinatore di un hub - racconta Scotti .

Quando me l'ha raccontato ho sgranato gli occhi e le ho ripianificato la vaccinazione: se quella signora si pigliava il Covid, cosa poteva succederle?».

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