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Guerra tra correnti dem. "Zingaretti ha sbagliato a fidarsi di Lotti"

Le dimissioni di Zingaretti non hanno affatto placato lo scontro in seno al Partito democratico. Il capogruppo dem al Consiglio regionale toscano accusa il leader di Base Riformista, Luca Lotti

Guerra tra correnti dem. "Zingaretti ha sbagliato a fidarsi di Lotti"

Acque sempre più agitate in seno al Pd, dove lo scontro tra le correnti va avanti senza esclusione di colpi, anche se ora, dopo le dimissioni del segretario Nicola Zingaretti, i "pompieri" sono a lavoro per cercare di spegnere l'incendio e salvare la "casa comune". Un'accusa durissima arriva da Vincenzo Ceccarelli, capogruppo dem al consiglio regionale della Toscana: "Zingaretti ha sbagliato a fidarsi e a prendere come politico di riferimento Lotti qui in Toscana. Io glielo dissi, a lui e Oddati: 'Pensate che facendoli comandare qui in Toscana poi stanno buoni a Roma?'. È stato un errore, io l’avevo detto che da qui sarebbe partito l’attacco alla segreteria nazionale del Pd perché quello che a loro più interessa sono le postazioni e il fatto che Zingaretti faccia le liste alle prossime politiche loro non lo possono tollerare". Quella che sembra tratteggiare Ceccarelli è una logorante partita a scacchi, una battaglia che si combatte mossa dopo mossa, con ogni pezzo che gioca un ruolo importante.

Il sospetto (ormai divenuto quasi certezza) tra gli zingarettiani, è che Renzi avesse lasciato un suo manipolo in seno al Pd, da usare al momento del bisogno. E ora quel momento sembra essere arrivato. Ceccarelli, fedelissimo zingarettiano, ha mosso le proprie accuse nel corso di un'assemblea online del gruppo "Progressisti in cammino". Presa di mira la corrente Base Riformista, che fa capo proprio a Luca Lotti. L'affondo è durissimo: "Questi non vedono l’ora di riprendere il controllo del partito. Bisogna far capire a Nicola (Zingaretti, ndr) che se se ne va ci lascia in braghe di tela".

Altri due big di Base Riformista sono Lorenzo Guerini (ministro della Difesa) e Andrea Marcucci, capogruppo Pd al Senato. Tutti e tre ex fedelissimi renziani, poi rimasti al Nazareno quando l'ex premier se n'è andato sbattendo la porta per fondare Italia Viva. Muovono una critica forte nei confronti di Zingaretti, accusato di aver spostato troppo a sinistra il partito. E nei confronti del governo Draghi osservano: "Dovremmo rivendicare pienamente la sua agenda, altrimenti c'è il rischio che ci venga portata via da altre forze politiche". Insomma, un sì convinto alla politica del nuovo presidente del Consiglio. La loro strategia molto probabilmente era quella di provare a far rientrare Renzi, un giorno. Ma con le dimissioni di Zingaretti, stretto tra accuse e contro accuse da parte delle diverse correnti dem, è saltato tutto. E così, tanto per fare un esempio, anche Giuerini si è unito al coro di chi, come Franceschini, chiede a Zingaretti di ripensarci e restare al suo posto. E se il segretario dimissionario non volesse proprio saperne? Allora via libera ad un'alternativa Orlando, Pinotti, etc) ma senza cambiare linea dell'asse Pd-M5S, in modo tale da poter tenere vivo il dissenso interno. Che è poi la logica che ha sfatto sbottare Zingaretti. E se fosse proprio Guerini a volersi ritagliare un ruolo da segretario, sfruttando le proprie indubbie qualità di mediatore?

A battaglia in corso rima di tutto c'è da disinnescare gli ordigni. Che, per quanto riguarda il Pd, sono le varie giunte (regionali e comunali) di cui il Pd fa parte, anche in vista delle prossime elezioni. Il rischio che le guerre tra bande blocchino tutto, sul territorio, è troppo grande per il Nazareno.

Vedremo quali saranno gli sviluppi nelle prossime settimane.

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