Coronavirus

La "guerra" delle mascherine. L'Italia ora inizia a fare da sola

Ne servono 90 milioni al mese. Aiuti soltanto dalla Cina. Promessa di Arcuri: "Produrremo metà del fabbisogno"

La "guerra" delle mascherine. L'Italia ora inizia a fare da sola

Implora gli italiani di rispettare le regole per difenderci dall'attacco di un «nemico, forte, invisibile e sconosciuto» che ci ha fatto precipitare in una guerra per la quale ci mancano le «munizioni», cioè mascherine e respiratori. Il compito di Domenico Arcuri, nominato dal governo commissario straordinario per l'emergenza, «un'emergenza mai avvenuta nella storia», è quello di mettere il Paese nelle condizioni di combattere questo nemico dipendendo sempre meno dalla guerra commerciale che si è scatenata intorno al virus, rendendo l'Italia il più possibile autonoma nella produzione delle forniture sanitarie necessarie.

Servono più macchine, più posti letto, più personale. «Bisogna implementare una rivoluzione del sistema sanitario nazionale», dice Arcuri facendo il punto della situazione con i giornalisti. Fornisce numeri, ma soprattutto disegna un quadro complessivo della straordinaria risposta dell'Italia, «una bella Italia», dove tutti stanno lavorando senza individualismi per un fine comune, anche quelle imprese che hanno riconvertito la propria produzione industriale per fornire i dispositivi sanitari necessari a proteggere il personale medico. Quello delle mascherine è un tasto dolente: ne servono 90 milioni al mese, ma non le produciamo. «Lunedì - spiega il commissario - ne abbiamo distribuite 4,9 milioni, di cui un milione e mezzo di tipo FFP2 e FFP3, quelle che servono di più al personale sanitario, il numero più alto da quando è cominciata l'emergenza. Siamo passati da una media di 307.068 mascherine al giorno a una media di 1.837.333. Purtroppo tutti i Paesi sono attaccati o stanno per essere attaccati dall'epidemia e chi ha la possibilità di produrre quello che serve per combatterla, legittimamente se lo tiene per sé. Siamo dentro una guerra commerciale molto dura, c'è un'infinità di speculatori ma ci sono anche molti Paesi alleati dell'Italia che ci aiutano». Come la Cina, che dal 29 marzo per otto settimane ci fornirà otto milioni di mascherine FFP2 e sei milioni di mascherine chirurgiche alla settimana, che andremo a prendere con i nostri aerei per non perdere tempo. Ma l'obiettivo, al quale sta lavorando un consorzio di imprese che a giorni inizierà a produrre mascherine, è aumentare il più possibile la produzione nazionale per non dover dipendere dalle importazioni. «A breve copriranno la metà del nostro fabbisogno», si augura il commissario. In pochi giorni, inoltre, nel Paese spesso piegato dai lacci della burocrazia, abbiamo ottenuto dalla Ue, dopo il decreto varato dal governo, l'autorizzazione a lanciare l'incentivo Cura Italia che permette di finanziare, con una dotazione complessiva di 50 milioni, le imprese che vogliono riconvertire i loro impianti per produrre ancora altre mascherine». Per cercare di arrivare all'autosufficienza entro due mesi.

Ma la battaglia più importante si combatte negli ospedali, dove in pochi giorni i posti in terapia intensiva sono passati da 5.343 a 8.370, il 64 per cento in più, mentre i letti in pneumologia e infettivologia da 6.625 a 26.169. Gli ultimi 135 ventilatori sono stati distribuiti ieri. E poi c'è la corsa contro il tempo per reclutare nuovo personale sanitario. «Nei prossimi giorni - dice Arcuri - saranno inviati 300 nuovi medici negli ospedali in difficoltà.

Con una nuova ordinanza che sarà emanata nelle prossime ore trasferiremo inoltre su base volontaria 500 infermieri nelle zone con il più alto numero di malati di Covid-19».

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