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La guerra delle mozioni. Per il Pd il 25 Aprile non è una festa di tutti

Il centrodestra vota il testo della sinistra in segno di pacificazione. Poi non riceve uguale riconoscimento

La guerra delle mozioni. Per il Pd il 25 Aprile non è una festa di tutti

I l centrodestra, alla prova dell'aula sul 25 aprile, ribalta lo schema predisposto dal centrosinistra. Di fronte a quella che nelle intenzioni avrebbe dovuto rappresentare una mozione-trappola, uno strumento utile a fare inciampare la maggioranza ed evocare, una volta di più, lo spettro delle nostalgie fasciste, Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati spiazzano il Pd e le altre opposizioni.

Decidono infatti di votare la mozione dell'opposizione, mozione che impegna Palazzo Madama ad adottare le iniziative necessarie «affinché le commemorazioni delle date fondative della nostra storia antifascista si svolgano nel rispetto della verità storica». Come gesto di pacificazione chiedono a quel punto all'opposizione di votare la mozione del centrodestra, documento che «richiamandosi alla risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre 2019 contro ogni potere totalitario, a prescindere da qualunque ideologia, e segnatamente contro il nazismo, il fascismo, il comunismo, e riconoscendo l'importanza delle date che ricordano momenti fondamentali della storia dell'Italia unita, libera e democratica». Inoltre la mozione della maggioranza impegna il Senato, «auspicando la collaborazione di tutte le istituzioni e di tutte le forze politiche, ad adottare le opportune iniziative perché le pubbliche commemorazioni degli avvenimenti della storia italiana ed europea si svolgano nel rispetto della dovuta accuratezza storica, senza trarne occasione per attacchi ad avversari che pure si riconoscono nei principi, nei valori e nel dettato costituzionale, affinché tali eventi rappresentino momenti di effettiva condivisione e partecipazione di tutte le componenti politiche e culturali che si riconoscono nei valori della libertà e della democrazia, e rafforzino i sentimenti di unità nazionale».

L'allargamento del campo ad altri totalitarismi evidentemente non soddisfa il centrosinistra che decide di votare contro la mozione a firma Malan, Romeo, Ronzulli, Biancofiore, Speranzon e Lotito. Al momento del voto il centrodestra tiene fede alla parola data e approva il documento del centrosinistra che incassa 133 voti favorevoli, zero contrari e un astenuto e viene così approvato all'unanimità. Il centrosinistra, invece, non restituisce la cortesia e la mozione del centrodestra viene sì approvata, ma con 78 sì, 29 no e 26 astenuti.

Lucio Malan, capogruppo di Fdi al Senato, a quel punto piazza il suo affondo e sostiene di essere stanco di vivere in un eterno 1944. «Voi ci rimproverate perché nella nostra mozione non c'è la parola antifascismo ma quella parola non c'è neanche nella Costituzione. Piuttosto voi dimenticate che la Costituzione fu approvata con l'apporto dei comunisti ma c'erano anche altre formazioni. Noi riteniamo che si debba essere ben coscienti del fatto che non vogliamo vivere in un eterno 1944. Poi è venuto il 1945. Noi siamo per la fine della guerra». «Il 25 aprile - conclude è data fondamentale, se non fosse stato sconfitto il fascismo non avremmo avuto la Costituzione, ma se il 18 aprile del '48 non fosse andata come è andata, ci sarebbe stata una dittatura di altro tipo». E se Raffaella Paita, capogruppo di Azione-Italia Viva, sostiene che «si sarebbe potuto fare lo sforzo di scrivere un testo comune», Malan replica alla collega dicendo «Noi abbiamo saputo della presentazione della mozione quando i capigruppo ne hanno chiesto la calendarizzazione.

A nessuno di noi - parlo di tutto il centrodestra - è stato richiesto di fare una mozione comune».

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