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La guerra delle schede per nascondere i voti riconoscibili in Aula

Il M5s teme i franchi tiratori al suo interno e Fico studia il metodo anti-Cav per lo scrutinio

La guerra delle schede per nascondere i voti riconoscibili in Aula

Operazione No-Cav, nuova puntata. Stavolta il fronte di battaglia si sposta sulle schede. La missione è impedire che i parlamentari e i grandi elettori del centrodestra segnino le schede, cioè scrivano il nome del leader azzurro in modi diversi («Silvio Berlusconi», «Berlusconi Silvio», «onorevole Berlusconi», etc) per contarsi. Una tecnica spesso utilizzata nelle votazioni segrete, come è appunto quella del Quirinale, per sventare il rischio di franchi tiratori tra le proprie fila. È il consiglio che più di un ex parlamentare navigato ha dato a Berlusconi, perciò si è messa subito in moto la contraerea per impedirlo. A guidarla c'è l'unico che può decidere come verranno letti i voti in aula, il presidente della Camera Roberto Fico. L'idea è che vengano letti solo i cognomi dei candidati votati nel segreto dell'urna (c'è un precedente con la presidenza Violante durante l'elezione che portò Ciampi al Quirinale), impedendo così la distinzione tra i voti per lo stesso candidato. Ma non si escludono altre modalità sempre con lo medesima finalità. L'indiscrezione è stata passata a Repubblica, e poi smentita dallo stesso Fico. Ma non integralmente. «La decisione sulla lettura delle schede sarà adottata dal presidente Fico a garanzia della correttezza e del buon andamento dei lavori per l'elezione del presidente della Repubblica. Questo è l'obiettivo che ha ispirato anche i predecessori. Non ha dunque nulla a che vedere con le singole personalità e qualunque speculazione politica sulle modalità di scrutinio è in totale malafede» ha precisato il portavoce di Fico. Confermando, implicitamente, che la presidenza sta studiando un sistema per la lettura delle schede diverso dalla semplice lettura di quello che i grandi elettori avranno scritto. Appunto, un metodo per mettere in difficoltà Berlusconi. Risulta tra l'altro che Fico scioglierà la riserva all'ultimo, forse lo stesso 24 gennaio mattina, così da impedire al centrodestra di fare affidamento su quel sistema.

Il presidente della Camera ovviamente non può esporsi in prima persona, rischierebbe di sembrare di parte. Ma le reazioni che arrivano dal suo partito, il M5s, confermano che quello sia l'obiettivo dei grillini. «Bene le misure che Montecitorio prenderà per garantire il voto libero dei parlamentari. Dobbiamo evitare che ci siano segni riconoscibili sulle schede: è la stessa dinamica usata dalla criminalità organizzata per controllare il voto (di scambio)» twitta il deputato M5s Francesco Berti. Il tema dei franchi tiratori agita infatti soprattutto il Movimento Cinque Stelle. Il gruppo dei parlamentari grillini è lacerato tra correnti che non rispondono a Conte ma ad altre fazioni e peones terrorizzati dall'ipotesi di andare al voto (e tornare all'occupazione precedente, che spesso è la disoccupazione). La carta Berlusconi, che scongiurerebbe il passaggio di Draghi al Quirinale e quindi una probabile crisi di governo, potrebbe conquistare una fetta di M5s. È il timore che hanno i vertici grillini, consapevoli dei contatti in corso. Ed è appunto quello che Fico vuole impedire cambiando il sistema di lettura dei voti.

Una prerogativa che il presidente della Camera ha, visto che la Costituzione prescrive solo che il voto sia segreto, non come debba svolgersi nè tantomeno come debbano essere comunicati i voti.

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