Il Pd in crisi di consensi e accusato di misoginia, ora cerca di recuperare terreno e si inventa la Conferenza delle democratiche, guidata da Cecilia D'Elia. L'idea è quella di intraprendere un percorso costituente autonomo "per rilanciare l'efficacia della nostra azione politica nella società, per le donne tutte". Una riunione durata cinque ore dalla quale sono però emersi elementi discordanti, tanto che si è reso necessario l'intervento della segreteria centrale del Pd. Ancora un caos intestino per i democratici (e le democratiche) che evidenzia una guerra interna che cerca qualunque sbocco per sfogare.
Nel pomeriggio, infatti, erano circolate indiscrezioni circa la richiesta di un passo indietro della D'Elia da parte delle partecipanti. Nella lunga nota si legge che la scelta delle pluricandidature alle ultime fallimentari elezioni è stato uno "strumento utilizzato contro l'elezione di altre donne", una pratica che "deve essere stigmatizzata senza se e senza ma. Perché non si ripeta nel futuro. Per questo riteniamo sia una inutile operazione di facciata, quella di riparare al calo delle democratiche in Parlamento attribuendo incarichi apicali alle poche elette".
Per dare il via al rinnovamento, si legge nella nota, "servono gesti e atti conseguenti alla volontà di rinnovamento. Ma per costruirli serve prima di tutto il passo indietro dell'intero esecutivo e della portavoce della Conferenza, così come di tutti i vertici del partito. Come atto di responsabilità per ricostruire il futuro in vista e come premessa credibile di una seria discussione congressuale".
In poche parole, dalla nota emergerebbe la volontà di decapitare interamente i vertici della Conferenza delle democratiche e, quindi, fare fuori anche la portavoce Cecilia D'Elia. Ma questa nota, che non si capisce da dove sia arrivata, è stata sconfessata dalla segreteria del Partito democratico, che riconosce come voce ufficiale solo quella di Cecilia D'Elia e, quindi, solo la sua nota.
Una smentita della richiesta di dimissioni è arrivata anche da Monica Cirinnà, ex senatrice: "Gli interventi in cui sono state chieste le dimissioni dei Cecilia D'Elia sono stati circa tre, ho preso appunti, quindi ne ho le prove. Abbiamo poi assistito purtroppo a vari "siparietti" e imboscate. Ascrivo le false affermazioni del comunicato, per altro non firmato, a questa omologazione a modelli maschili e correntizzi che un luogo plurale, libero e femminista dovrebbe rifiutare a prescindere".
Più dura la posizione di Alessia Morani: "Oggi ho reiterato la richiesta di dimissioni a Cecilia D'Elia portavoce delle donne democratiche, formulata
nella direzione Pd. Lo hanno fatto anche altre donne. Lei ha detto no. Essere dirigente significa prendersi le proprie responsabilità. Male, molto male". Continua così la disgregazione interna del Partito demoratico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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