Guerra a un passo dall'Italia Bombe Usa sull'Isis in Libia

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Francesco De Palo

Anziché riformare il trattato di Dublino evitando di caricare tutto il peso sui paesi di prima accoglienza come l'Italia, la Commissione Europea apre ancora le maglie per i richiedenti asilo. Da Bruxelles ecco la proposta di inserire la cosiddetta «famiglia allargata» come prassi certificata e da ampliare, e in questo modo aumentare a dismisura gli arrivi.

Il paradosso è che potrebbe essere preso in considerazione come appartenente ad un'unica famiglia, non solo chi è stato concepito nel paese di partenza, ma anche i figli e i nipoti che sono via via nati in occasione del lungo transito sino in Europa e quel nucleo di persone che si sono aggregate durante il viaggio (come i legami creatisi nei Paesi terzi di transito) e che, in assenza di documenti, dichiarino di essere tutti parenti o prossimi al matrimonio. Chi potrà obiettare sulla loro reale appartenenza dal momento che passaporti e carte di identità sono andate smarrite durante i mesi di viaggio, così come accaduto nel caos di Idomeni?

Il rischio, a questo punto altissimo per l'Italia (ma anche per Grecia e Spagna) è che sia alle porte un'altra invasione di richiedenti asilo «presunti» parenti. Secondo Dublino il paese dell'Ue responsabile dell'esame di una domanda di asilo è quello in cui per primo mette piede un rifugiato. Poiché la maggior parte dei migranti arriva nei paesi situati alle frontiere esterne, come appunto le coste italiane, ecco che il combinato disposto delle nuove norme accanto all'emergenza libica, dove 500mila sono i profughi pronti a partire, potrebbe portare al collasso l'Italia dove le criticità sono già evidenti.

Dall'inizio del 2016 a Udine sono arrivati circa 3mila richiedenti asilo, in media 14 al giorno. E dal 2013 a oggi nel capoluogo friulano ne sono passati già 4.500, con un carico significativo. Allarme anche dal comune di Como, dove sono 756, ben il 253% in più di quanti dovrebbero essere. Nel resto della Lombardia per avere un'idea ce ne sono 389 a Varese, 412 a Bergamo, 600 a Brescia, 437 a Cremona, 212 a Lodi, 397 a Monza e 2836 a Milano. «Solo» 1210 a Roma mentre Torino ne ospita 986, Bologna 425, Palermo 44 e Catanzaro zero.

Da Berlino arrivano le critiche della Cdu, con il portavoce parlamentare Mayer che, indirettamente, attacca le politiche migratorie della Merkel, che sarebbe di fatto l'ispiratrice presso Juncker di questa bizzarra idea. Ecco che se da un lato la proposta della Commissione punta a tenere unite le famiglie in modo legale abbattendo discriminanti, dall'altro il fatto di voler ampliare il concetto di famiglia è potenzialmente pericoloso, perché il numero degli aventi diritto potrebbe moltiplicare le sue varie specificità, senza controllo. E sarebbero vanificati tutti (i pochi) sforzi fatti fino ad oggi per controllare l'immigrazione come l'accordo Ue-Turchia. La proposta si inserisce nel solco del nuovo meccanismo di distribuzione dei migranti, che ha previsto le tanto discusse sanzioni pecuniarie contro i Paesi che non si faranno carico dell'accoglienza. Già alcuni governi del Centro e del Nord Europa hanno annunciato di essere disposti a pagare la salatissima multa pur di non fare entrare alcun migrante in casa propria.

Secondo i dati diffusi dallo Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, lo scorso anno sono giunti in Italia 149.000 migranti e 85.000 sono state le istanze di protezione internazionale.

Proprio come quella avanzata in Germania (dove in 130mila sono spariti) da Mohammed Deleel, che lo scorso 26 luglio si è fatto esplodere ad Ansbach, ferendo 15 persone. Per la cronaca era un richiedente asilo.

twitter@FDepalo

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