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La guerra tra Stato e banca per la mega villa di Galan

Sulla dimora veneta confiscata dal tribunale all'ex ministro c'è un'ipoteca di Veneto Banca. Ma i giudici volevano cancellarla: "L'istituto ha concesso credito a un cliente inaffidabile"

La guerra tra Stato e banca per la mega villa di Galan

Mille e cinquecento metri più il parco. E poi le antiche barchesse, il corpo padronale con i suoi stanzoni affrescati, la chiesetta privata, l'attracco per le imbarcazioni davanti all'ingresso affacciato sul canale Bisatto. Uno scrigno architettonico e culturale adagiato ai piedi dei colli euganei stimato in oltre tre milioni di euro da mesi è al centro di un braccio di ferro legale tra banca e tribunale, che si contendono il diritto di possesso in un ping pong giudiziario che rischia di finire in Cassazione.

Non c'è pace per la cinquecentesca Villa Rodella di Cinto Euganeo, nel padovano, per un decennio dimora dell'ex governatore del Veneto Giancarlo Galan prima di finire con lui nel calderone dello scandalo Mose, sfociato nel patteggiamento dell'ex ministro di Forza Italia a due anni e dieci mesi per corruzione e in un maxi risarcimento per le «mazzette» da 2,6 milioni di euro.

Cifra che la difesa di Galan, rappresentato dai legali Nicolò Ghedini e Antonio Franchini, aveva chiesto e ottenuto di pagare attraverso il trasferimento allo Stato della prestigiosa villa che mezzo secolo fa fu dei patrizi Pasqualigo, così da saldare definitivamente il debito del deputato con la giustizia. Ma il tribunale non aveva fatto i conti con la battaglia che a colpi di confische e ricorsi si sarebbe innescata con Veneto Banca. L'istituto di Montebelluna, infatti, sulla stessa magione vanta un'ipoteca su un finanziamento di un milione e 800 mila euro erogato tra il 2009 e il 2011 allo stesso Galan, il quale a garanzia, aveva dato la sua residenza, benché di valore ben più alto. Ebbene, a seguito della confisca l'ipoteca era stata cancellata con un colpo di spugna dai magistrati veneziani. A loro parere è l'istituto di Montebelluna a non aver ottemperato agli obblighi di «buona fede» concedendo un fido a un cliente così inaffidabile senza «verificarne con scrupolo lo stato di solvibilità». Quel cliente, però, era stato ministro delle Politiche agricole prima e dei Beni culturali poi, e non corrispondeva esattamente al profilo di soggetto inaffidabile, ha ribattuto l'istituto nel suo ricorso. Che è riuscito a ribaltare nuovamente la decisione del tribunale, strappando a un secondo gip il riconoscimento del diritto di prelazione sull'eventuale ricavato della vendita, insieme alla constatazione che considerazioni di merito sull'operato della banca non spettino a un giudice penale. Ma è solo l'esito del secondo round del contendere, che con ogni probabilità sarà oggetto di appello da parte della procura di Venezia, persuasa di una sorta di collusione tra la banca e l'ex governatore per sottrarre la villa alle casse dello Stato.

Intanto Galan - che attende il voto dell'Aula sulla sua decadenza da deputato, già per altro approvata dalla giunta per le elezioni della Camera - osserva dai domiciliari l'intricato destino di quell'abitazione acquistata nel 2005 con il sogno di farne un agriturismo a cinque stelle, e lasciata a ottobre scorso, al momento della confisca, per trasferirsi in affitto. Quando è stato anche protagonista di un contestatissimo trasloco che aveva visto caricare con gli scatoloni anche bagni e termosifoni della lussuosa residenza, smontati insieme a pezzi di intonaco e di pareti. Tutto poi restituito con tante scuse da Galan e dalla moglie, inquisiti anche per la sottrazione di materiale posto sotto sequestro. Un'ordinanza del tribunale ha appena fatto risistemare da un'impresa locale le parti mancanti dagli interni della residenza.

Ora villa Rodella attende la sua asta.

Ma l'epilogo non è scontato.

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