È guerra tra gli ultrà: agguato nel traffico al capo del tifo milanista

È guerra tra gli ultrà:  agguato nel traffico al capo del tifo milanista
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La Procura della Repubblica di Milano non ha dubbi: l'agguato al ventinovenne Luca Guerrini, bersagliato da tre colpi di pistola giovedì sera in zona Bovisa, è l'ultimo capitolo delle faide tra ultras del calcio che segnano da tempo il capoluogo lombardo. Anche se Guerrini, rimasto incolume, dice di non sapersi spiegare l'agguato e ipotizza persino che i suoi aggressori lo abbiano scambiato per qualcun altro, l'assegnazione del fascicolo al pm Paolo Storari è sufficiente a capire quale sia il filone ove le indagini si sono avviate: perchè Storari è il magistrato che ormai da tre anni scava sulla deriva criminale delle tifoserie di Milan e Inter, che ne ha fatto arrestare decine di esponenti, e che indaga anche sugli altri delitti commessi nel mondo del «Meazza», una scia di sangue che inizia a farsi lunga.

Il sangue di Guerrini non si è aggiunto alla scia solo perché i due sconosciuti in moto non erano riusciti a preoccuparsi un'arma abbastanza efficiente. A fare fuoco è stata probabilmente una scacciacani modificata, in grado di risultare letale a viso aperto, ma che non è riuscita a bucare né la portiera né il parabrezza del Suv guidato dall'uomo. Che la volontà fosse però quella di ammazzare non ci sono dubbi. Nemmeno ci sono dubbi sui legami diretti di Guerrini con i piani alti della Curva Sud di San Siro: sia perché la mancata vittima è socio in affari di Luca Lucci, il boss della tifoseria milanista, finito in carcere per una sfilza di reati dopo essere stato trattato a lungo con indulgenza (e pare che in un'intercettazione dileggiasse i magistrati che lo avevano fatto uscire); sia perché nel bagagliaio del Suv la polizia ha trovato lo striscione rossonero con la scritta «Solo per la maglia» che è l'unico a venire esposto al Meazza dopo le retate che hanno azzerato la Sud. Se Guerrini aveva in custodia lo striscione, vuol dire che la sua posizione nelle nuove gerarchie della Sud non è marginale.

«Quei due in moto mi seguivano da un po'», ha raccontato il sopravvissuto alla polizia, senza aggiungere nulla di utile alle indagini. Il timore della Digos è ora che l'attacco a Guerrini scateni una reazione a catena nella curva del Milan come quella già vista nella Nord nerazzurra. Tra gli ultras milanisti esiste un precedente recente, il tentato omicidio di Enzo Anghinelli, veterano della curva, che non innescò altri delitti.

Ma Anghinelli era ormai un emarginato, un cane sciolto, e a decidere di farlo uccidere era stato il boss, Luca Lucci. Adesso Lucci è in galera, e nessuno sa chi prenderà il suo posto. Se Guerrini ambiva alla carica, giovedì sera ha scoperto che non tutti sono d'accordo.

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