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Guerriglia a sinistra sul Mattarellum, il niet dei bersaniani

Il dem Giachetti: ma in dicembre per Speranza era ok. A Palermo listone unico Pd-Ap

Laura Cesaretti

Roma «Mo' vediamo, mo' vediamo». Un comprensibilmente imbarazzato Pierluigi Bersani si infila tra le colonne del Transatlantico per sfuggire ai cronisti che gli chiedono come mai i suoi abbiano deciso di affondare il Mattarellum, che - fino a poche settimane fa - pareva essere il loro sistema elettorale preferito al mondo. Per i suoi si intende quelli del partitino di Mdp, nato dall'unione tra la scissione del Pd e quella di Sinistra e libertà. A loro nome, ieri, si è levato l'ex Pd Alfredo D'Attorre, intimando al partito di Matteo Renzi di levare subito il Mattarellum dal tavolo, perché «non ha i numeri per essere approvato». O almeno, «non li ha in Senato», perché alla Camera sulla carta ci sono, visto che oltre al Pd ci sta anche la Lega. In teoria, anche i bersaniani di Dp erano favorevoli. Tanto da aver presentato nel 2016, in alternativa all'odiato Italicum di Renzi, un progetto di legge elettorale che avevano battezzato «Mattarellum 2.0». Ora che il Mattarellum viene ufficialmente sostenuto dal Pd per uscire dall'impasse post-referendum, però, gli scissionisti di Dp si sfilano. «Ragioni di metodo, non di merito» si affretta a puntualizzare D'Attorre. La prima ragione è che, con i collegi del Mattarellum, Dp rischia di non riportare in Parlamento neppure uno dei suoi. La seconda è che la mission politica del partitino bersanian-dalemiano è fare la guerriglia al Pd su tutto. Renzi però non ha intenzione di cambiare linea, per ora: «Siamo contro la deriva proporzionale, e abbiamo proposto l'unico sistema, già sperimentato, che la può invertire. Con i voti della Lega, i numeri ci sono: chi non lo vuole voti no», dice ai suoi. Forza Italia e Area Popolare già si sono tirati indietro, ora è il turno di Bersani. «Ma se il Mattarellum passasse alla Camera, davvero Dp al Senato lo affonderebbe? Li voglio proprio vedere: anzi, giuro che quel giorno vado in tribuna a Palazzo Madama e guardo Gotor, Mucchetti e gli altri ex cantori del Mattarellum e dell'Ulivo che dicono no», li sfida Roberto Giachetti. Lo stesso che bollò quale «faccia come il culo» il bersaniano Speranza che, a dicembre, era tornato fervente fan del Mattarellum, solo per cambiare nuovamente idea ora: «È la quarta giravolta che fanno. E poi se uno parla della loro faccia si offendono». Sui bellicosi bersanian-dalemiani infierisce anche il capogruppo Pd Ettore Rosato: «Attendo che in Mdp facciano sintesi al loro interno. Noi comunque chiederemo di calendarizzare la legge elettorale ad aprile», annuncia in vista della capigruppo di oggi, «chi non vuole il Mattarellum si assuma la responsabilità di dire no e di fare un'altra proposta». Quanto ai numeri, «anche per altre riforme, come le Unioni civili, dicevano che non li avevamo. E invece le abbiamo fatte».

In attesa della legge elettorale nazionale e delle elezioni

politiche, ci si prepara per le amministrative. E a Palermo il Pd rinuncia al proprio simbolo e appoggia il sindaco uscente Leoluca Orlando con un listone insieme ai centristi di Alfano e Udc. Nome: Democratici e Popolari.

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