Hacker, terrorismo e Siria: prove di intesa Trump-Putin

Il primo incontro è un lungo faccia a faccia di due ore. Con uno "scambio molto vigoroso" sul Russiagate

Hacker, terrorismo e Siria: prove di intesa Trump-Putin

Una maratona durata oltre due ore per esplorare punti di convergenza e condurre prove generali di intesa sui grandi dossier internazionali. Donald Trump e Vladimir Putin hanno rubato la scena al G20, catalizzando l'attenzione di media, osservatori e addetti ai lavori, in quello che è stato a tutti gli effetti il fulcro del vertice di Amburgo. Il primo risultato è giunto quando ancora i due leader erano riuniti nel bilaterale in forma privata, con l'annuncio di una tregua nel sud-ovest della Siria. Il cessate il fuoco, come confermato dai ministri degli esteri Serghiei Lavrov e Rex Tillerson, inizierà domenica a mezzogiorno ora di Damasco nelle aree di Daraa e Quneitra, ed è sostenuto anche da Giordania e Israele. Washington e Mosca - ha precisato Lavrov - si assumeranno la responsabilità di far rispettare la tregua e garantire accesso agli aiuti umanitari. E il capo della diplomazia Usa ha precisato che ora la speranza è di estendere il cessate il fuoco a tutto il Paese.

Trump e Putin, secondo i media, hanno toccato anche i dossier su Ucraina, lotta al terrorismo e sicurezza informatica. A giudicare dalla durata del faccia a faccia, in programma per 30 minuti e invece proseguito per oltre due ore, sembra che fra i due leader sia nata un'intesa. «Sono felice di conoscerla, le telefonate non sono mai sufficienti. Se vogliamo risolvere i problemi bilaterali e le più importanti questioni dell'agenda internazionale servono incontri personali», ha sottolineato Putin prima di spegnere le telecamere per il bilaterale privato. «Spero che produca risultati positivi», ha aggiunto. Anche il tycoon si è detto fiducioso: «È un onore incontrarla - ha detto al leader del Cremlino -. Non vedo l'ora che accadano un sacco di cose positive per Usa e Russia». Nessuna dichiarazione al termine invece da parte dei due leader, che hanno lasciato la parola ai rispettivi ministri degli esteri. «Trump ha ascoltato le dichiarazioni di Putin sul fatto che il Cremlino non si è intromesso nelle elezioni americane, e accetta questa sua posizione», ha spiegato Lavrov. Hanno avuto un «scambio molto vigoroso» sulla presunta interferenza nelle elezioni, che Putin ha negato, ha affermato da parte sua Tillerson, sottolineando che hanno discusso su come «guardare avanti». Tra i due, ha proseguito il segretario di stato, c'è stata una «chimica positiva». Parole al cui cospetto pare che le scaramucce pre-incontro fossero solo schermaglie protocollari di scarso valore.

Le affermazioni dei giorni scorsi erano state in effetti di tutt'altro tenore: parlando a Varsavia, in Polonia, il Commander in Chief ha attaccato Mosca per la sua «attività destabilizzante in Ucraina», e ha ribadito la convinzione che la Russia abbia interferito nelle elezioni Usa, anche se potrebbero averlo fatto pure altri Paesi, «nessuno lo sa per certo». Sino ad ora l'America di Trump si era mostrata molto lontana dalle attese della campagna elettorale: con il Cremlino erano rimaste distanze profonde su tutti i temi caldi dell'agenda internazionale, dalla crisi nordcoreana a quella in Siria, passando per l'Ucraina. E all'inizio del G20 Washington sembrava isolata a fronte di una ritrovata vicinanza tra Pechino e Mosca.

Il faccia a faccia di Amburgo, però, potrebbe aprire

scenari inediti, a partire dall'inaspettato sviluppo che ha portato all'accordo sul cessate il fuoco in Siria. E pure riguardo a Pyongyang, secondo Tillerson, ora la Russia vede la questione in maniera «un po' differente».

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