Hamas libera il soldato israelo-americano Edan: intesa con gli Usa

L'accordo bypassando Netanyahu, sotto pressione per gli altri rapiti. "L'ostaggio ha subito gravi torture"

Hamas libera il soldato israelo-americano Edan: intesa con gli Usa
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L'ultimo ostaggio israelo-americano, Edan Alexander, 21 anni, è libero dopo 584 giorni di prigionia. «È sano, ma ha avuto bisogno di aiuto per camminare», ha riferito la Croce Rossa, che lo ha preso in consegna da Hamas a Khan Younis, sud della Striscia di Gaza. In base alle sue prime testimonianze, Edan ha subito gravi torture, è stato ammanettato e tenuto in una gabbia a lungo. Il ritorno, senza una cerimonia pubblica di propaganda degli integralisti, segna tuttavia un altro successo per Donald Trump, che si è congratulato con la famiglia. L'ambasciatore americano in Israele, Mike Huckabee, ha addirittura parlato di «inizio della fine della guerra». Il traguardo, che Benjamin Netanyahu attribuisce «alla nostra pressione militare e alla pressione diplomatica di Trump», mette fretta al governo israeliano perché trovi un'intesa per il rilascio dei 58 rapiti ancora a Gaza (21 ancora vivi), e crea imbarazzo al premier.

Nato e cresciuto nel New Jersey, rapito il 7 ottobre mentre era in servizio alla frontiera con Gaza come volontario nell'esercito israeliano, Edan ha riabbracciato la madre Yael alla base israeliana di Re'im, dopo il viaggio di lei con l'inviato Usa per gli ostaggi, Adam Boehler. È il primo soldato liberato dagli islamisti, che cavalcano l'onda pro-intesa messa in moto da Trump anche per umiliare Netanyahu, premier che per l'occasione non ha ordinato uno stop ai combattimenti, ma solo «aggiustamenti». Edan è il trofeo che il capo della Casa Bianca può attribuirsi alla vigilia della sua visita in Arabia saudita, Qatar ed Emirati, foriera di nuovi annunci sul fronte mediorientale. L'ex ostaggio volerà in Qatar proprio per incontrare Trump e l'emiro Al Thani.

La liberazione del soldato è frutto del lavoro della diplomazia Usa, che si è mossa in autonomia rispetto all'esecutivo israeliano, come per il cessate il fuoco con i ribelli Houthi e le trattative con l'Iran sul nucleare. Una strategia che sta aumentando la pressione su Netanyahu. I parenti dei rapiti hanno marciato ieri a Tel Aviv verso la sede diplomatica degli Stati Uniti, per chiedere un'intesa immediata. Dalla loro c'è il leader d'opposizione Yair Lapid, che accusa l'esecutivo israeliano di lasciarli a Gaza per l'incapacità di raggiungere un accordo.

Il rilascio di Edan è avvenuto dopo un lungo colloquio tra Netanyahu e l'inviato Usa Steve Witkoff, che ha parlato di «rapporto eccellente». Eppure Trump non ha previsto alcuna visita in Israele e ha concluso l'intesa con Hamas passando sulla testa di Netanyahu, tanto che l'ex consigliere del premier, Shalom Lipner, dell'Atlantic Council, parla al Washington Post di «panico totale» per le mosse del leader Usa. La speranza è che il pressing americano spinga Israele a un'intesa. Netanyahu invierà una delegazione oggi in Qatar. Ma il timore è che ci si perda di nuovo nel braccio di ferro con Hamas. Il premier ha ribadito che le trattative continueranno sotto il fuoco e i combattimenti si intensificheranno. L'ultimatum è la fine del viaggio di Trump nel Golfo, venerdì 16. Poi scatterà il piano di «conquista» di Gaza. Hamas chiede negoziati «seri», Witkoff avrebbe detto ai parenti dei rapiti di non approvare l'approccio bellico di Israele. Si potrebbe arrivare a una tregua per la liberazione di alcuni ostaggi (gli Usa ne chiedono almeno dieci), ma resta il nodo del dopoguerra.

Washington ha fatto sapere che accetterà la presenza di Hamas in un futuro governo, purché abbandoni il terrorismo, deponga le armi e acconsenta all'avvio di un percorso politico. Ma Netanyahu vuole che Hamas sparisca dalla Striscia.

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