Tra una diretta Facebook e un piatto di bucatini al ragù, Matteo Salvini sembra uno e trino. E non perde occasione per far storcere il naso agli alleati di governo del M5s, infastiditi dagli sconfinamenti del Capitano. Gli ultimi giorni sono stati pieni di «invasioni di campo» da parte del ministro «tuttofare»: Salvini sabato, dalla manifestazione di Piazza del Popolo, ha chiesto il mandato per trattare con l'Europa sulla manovra «a nome di 60 milioni di italiani», domenica e lunedì ha incontrato gli imprenditori, ieri è atterrato in Israele. La parte settentrionale del paese, al confine con il Libano, e la capitale Gerusalemme sono stati i luoghi visitati ieri dal ministro dell'Interno. E la giornata si è conclusa con un botta e risposta tra il leader della Lega e la parte grillina del governo gialloverde, ministero della Difesa e Luigi Di Maio in testa.
In mattinata l'arrivo a Tel Aviv, battezzato con un tweet: «In elicottero, pronto a sorvolare Israele - ha scritto Salvini - e a visitare i tunnel costruiti dagli estremisti islamici nella zona Nord del Paese». Il vicepremier leghista ha poi detto, vestendo i panni di ministro degli Esteri e premier: «Chi vuole la pace, sostiene il diritto all'esistenza ed alla sicurezza di Israele. Sono appena stato ai confini nord col Libano, dove i terroristi islamici di Hezbollah scavano tunnel e armano missili per attaccare il baluardo della democrazia in questa regione». E ha aggiunto: «Il nascente antisemitismo fa rima con estremismo islamico».
Subito sono arrivate le reazioni del comando Unifil e della Difesa. «Tali dichiarazioni - scrivono i militari italiani - mettono in evidente difficoltà i nostri uomini impegnati proprio a Sud nella missione Unifil. Questo perché il nostro ruolo super partes, vicini a Israele e al popolo libanese, è sempre stato riconosciuto nell'area». Frasi alle quali Salvini ha replicato: «Non capisco lo stupore, che ho letto su un'agenzia, per la definizione di Hezbollah come terroristi islamici - aggiungendo - se si scavano tunnel sotterranei a decine di metri che sconfinano nel territorio israeliano, non penso lo si faccia per andare a fare la spesa». Nell'ennesima crisi più o meno a bassa intensità interna alla maggioranza è arrivato anche il «soccorso giallo» a Unifil e alla ministra della Difesa Elisabetta Trenta da parte di Luigi Di Maio. «La missione Unifil è una delle missioni di pace più importanti nel mondo - ha sottolineato Di Maio - abbiamo sempre citato quella missione come vero modello super partes. Quello che c'è da dire sulla vicenda lo ha detto il ministero della Difesa, io mando un abbraccio ai militari che sono lì e gli dico di tenere duro e andare avanti», ha concluso il vicepremier pentastellato. Uno scontro tra due visioni molto diverse di politica estera sul ruolo dell'Italia nel complicato scacchiere del Medio Oriente.
Con il capo del Carroccio che ha anche stigmatizzato il comportamento di Ue e Onu colpevoli di «sanzionare Israele ogni quarto d'ora».
Ma nel M5s ci sono molti esponenti con posizioni storicamente controverse sulla crisi israelo-palestinese. Soprattutto Alessandro Di Battista e il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, protagonista di un battibecco con Salvini a maggio scorso sul trasferimento dell'ambasciata Usa in Israele a Gerusalemme.
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