Il tono è dimesso, ma la precisione è quella di un cecchino. Giuliano Soria, patron indiscusso del Grinzane Cavour, ha una memoria infallibile. E racconta le pagine di quella che lui considera «la colpa collettiva» del Grinzane. Il peccato originale rimosso in gran fretta da un'intera classe dirigente. «Era un sistema, tutti volevano viaggi, chiedevano presentazioni, un favore, una busta in nero, un pagamento sottobanco». La giornata più lunga dell'ex presidente della manifestazione letteraria più acclamata d'Italia inizia con una deposizione a Palazzo di giustizia. Qui Soria, difeso dagli avvocati Luca Gastini, Aldo Mirate, Gianluca Vista e Giorgio Romagnolo, si sofferma sulle debolezze della sua corte. Un tema ripreso in questa intervista al Giornale .
Soria, fu arrestato nel marzo 2009. Sei anni dopo arriva la vendetta?
«Nessuna vendetta. Io voglio solo chiarire come era organizzato questo parterre scintillante. Mi difendo, visto che in primo grado mi hanno affibbiato tutte le colpe del mondo».
Con una condanna a 14 anni mezzo per aver gestito allegramente 4,5 milioni di soldi pubblici.
«Ecco, io mi prendo le mie responsabilità, sono dispiaciuto, sinceramente, sul piano umano per i danni che ho provocato, per esempio al mio maggiordomo Nitish, però un attimo, non esageriamo. Non ero un marziano fuori dal mondo».
Soria, da dove cominciamo?
«Dal più moralista dei moralisti. Corrado Augias».
Augias?
«Partecipava a una miriade di nostre manifestazioni.. Il Grinzane, il Grinzane Cinema, il Grinzane junior, il Grinzane noir. E ogni volta chiedeva, anzi pretendeva di essere pagato in nero».
Questa è la sua versione. Augias negherà, magari querelerà...
«Faccia pure. Lui era una star, esigeva cachet da 7-8 mila euro a botta, il problema è che li voleva assolutamente in nero. Come ho detto davanti ai giudici era assillante fino all'indecenza. E faceva un discorsetto di questo tenore: Se vuoi pagarmi in chiaro, allora il compenso dev'essere quadruplicato».
Lei?
«Accettavo. Io ad Augias ci tenevo. Ma non creda che fosse l'unico».
Chi altri?
«Ho pagato in nero star come Stefania Sandrelli, Charlotte Rampling, Isabella Ferrari, Michele Placido, Giancarlo Giannini».
Quereleranno pure loro.
«Facciano pure. Io voglio spiegare il contesto del Grinzane, mi interessa la verità. Adesso, dopo sei anni di attesa, è arrivato il momento di raccontare vizi e debolezze. Per esempio i viaggi a scrocco intorno al mondo».
Chi era della compagnia?
«Il più simpatico è senz'altro Alain Elkann. Organizzo una premiazione a New York per il grandissimo Philip Roth. Lui viene, con la moglie Rosy, e io a spese del contribuente devo sovvenzionargli il viaggio aereo in first, più l'hotel superstellato. Sa cosa vuol dire?».
Ci spieghi.
«Un conto da 13mila euro. Ma non è finita».
Che altro c'è?
«Lui organizza nella sua villa vicino a Moncalieri una festa per il Grinzane con 120 invitati. Provi a indovinare chi ha pagato il conto».
Sempre lei?
«Sempre a spese del contribuente».
Ma era un continuo.
«Con i politici in prima fila. Per la governatrice Mercedes Bresso ho promosso una festa da sogno nella vecchia ambasciata prussiana a San Pietroburgo in occasione del suo compleanno. Duecento invitati, un'orchestra invisibile laggiù, nel golfo mistico, le candele, una superba torta nuziale».
La spesa?
«Una spesuccia, credo di ricordare, da 30mila euro. Consideri anche la sistemazione della Bresso e del marito, dell'assessore alla Cultura Gianni Oliva e della moglie, di vari dirigenti della regione. A proposito Gianni Oliva, storico e autore di molti libri, era un mio cliente affezionato. Mosca, Parigi, San Pietroburgo: non mancava mai. Spesso con la gentile consorte al seguito. E a ottobre...».
A ottobre?
«Mi telefonava: Sai do una cena, avresti dei tartufi?».
Lei?
«Regalavo, a colpi di 800, mille, 1.500 euro alla volta. Sempre tartufi bianchi di Alba».
Il Giornale ieri ha anticipato il suo racconto e ha chiamato in causa per finanziamenti illeciti Sergio Chiamparino, allora sindaco e oggi governatore. Chiamparino replica parlando di «fango nel ventilatore».
«Ci siamo visti al caffè in piazza Vittorio. Era il 2006 e Chiamparino ha ricevuto contributi in nero per la sua campagna elettorale. Non una ma due volte, per un totale di 25mila euro.
Ventimila euro la prima volta, 5mila la seconda. Altro che ventilatore. C'era un ottimo rapporto, come con la Bresso che deve ancora ringraziarmi perché fui io a far pubblicare il suo romanzo da Rizzoli, curandone anche l' editing ».
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